Lo dicono un po’ tutti, ma non credo che da lunedì (quello che arriva o quello successivo) il Pd inizierà ad esplodere, come molti, soprattutto gli aderenti alla corrente dei Maya democratici, continuano a teorizzare.

Leggo commenti eccessivamente preoccupati: vorrei ricordare che queste primarie non sono un Congresso del partito, né un’elezione del segretario, anche se a tratti lo sono sembrate (a me per primo). E non lo sono anche perché all’interno del Pd, non solo a Roma, tra i dirigenti, ma anche nei circoli, quelli delle persone ‘comuni’, non ci sarebbe stata partita tra il segretario attualmente in carica e gli sfidanti, in particolare proprio lo sfidante più quotato.

Sono un’eccezione statutaria, un ‘salto’, queste primarie, di quelli clamorosi, e fondamentali, che danno al Pd un’occasione per aprirsi al rapporto con gli elettori, non per chiudersi in conventicole, in richieste di quote a questo o a quello, in spartizioni da valutare a seconda della preferenza indicata (se così fosse, molti di noi inorridirebbero).

Non si scelgono i parlamentari, con le primarie, come qualche battuta fuori luogo potrebbe far pensare, né si correggono i pesi delle componenti: si sceglie il candidato premier capace di rappresentare al meglio uno schieramento politico che si presenta alle elezioni. Qualsiasi altra interpretazione la trovo sinceramente immotivata.

Tra l’altro, la stessa norma che abbiamo votato in assemblea nazionale è una norma transitoria che vale solo per questa occasione: dall’anno prossimo, il segretario del Pd tornerà ad essere anche candidato premier (con conseguenze che nessuno sembra aver valutato fino in fondo).

Sarà talmente forte la spinta popolare, comunque vada, che sarà difficile immaginare una resa dei conti, o una fuoriuscita, o una rottura di chi le primarie le avrà perse, anche perché le primarie non si perdono mai, come ripeto da sempre. E ci sarà piuttosto da lavorare, tutti quanti, per consolidare questo dato, che è stato riscontrato da tutti i sondaggi e che, soprattutto, troveremo nelle urne, domenica sera. Dando prova di una maturità e di una unità che sono la vera sfida per il Pd e per il centrosinistra, da sempre.

Se è vero, del resto, che non è esploso nemmeno il Pdl, che ha perso più della metà dei propri voti; se è vero che non è esplosa nemmeno la Lega (che ha ripreso a crescere, dopo gli scandali di questa primavera), non capisco perché dovrebbe esplodere il Pd.

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