Bersani all’Energy Park, in questo momento, a Vimercate, provincia di Monza e Brianza.
Per ora, mentre parla un manager del Park, non va il wifi: c’è la password, ma alla reception non te la danno. Sono cose che capitano, spesso, in Italia. E che il Pd deve cambiare, alla svelta, perché ormai sono anni che siamo in questa situazione. E che diciamo che le cambiamo. Poi, però, non cambiano.
Interviene ora la rappresentante dei lavoratori di Alcatel-Lucent, che avevamo seguito anche in questa sede. Parla del wireless (!) e di nuove reti ad alta velocità fotoniche, che vedono impegnati 600 ricercatori. L’anno scorso l’azienda ha deciso di abbandonare alcuni progetti sviluppati qui in Italia, concentrandosi sulle attività svolte negli Stati Uniti. Trasferiscono là perché là ci sono gli investimenti da inseguire: «tantissime chiacchiere sull’agenda digitale, sul decreto sviluppo», dice la sindacalista, in un durissimo attacco a Passera e, indirettamente, a Monti. «Se è un settore strategico, non riusciamo a capire perché il governo fino ad oggi se ne sia disinteressato». Il maggior concorrente di Alcatel-Lucent è cinese e in generale ai primi posti ci sono nuovi gruppi che muovono dalla Cina.
Anche gli altri rappresentanti dei lavoratori delle aziende della zona segnalano il disinteresse della politica, da cui si salvano esclusivamente le amministrazioni locali. L’appello è a una programmazione industriale nei settori strategici, di cui finalmente si deve fare carico la politica.
Ora tocca a Bersani. «Tutti lamentano che non si parli di lavoro e poi non se ne parla. Troppo politicismo e troppo cabaret, in questa campagna elettorale», dice il candidato premier. «Mi si dice: io c’ho la faccia troppo triste, che non mi sembra neanche vero, ma io sono convintissimo che l’Italia ce la farà». «Non ce la farà raccontandosi sempre delle favole».
«Ci si sta occupando giorno e notte di questo: c’è in corso nel mondo una ‘guerra’ per il lavoro». Il lavoro è una «merce rara», conteso non solo sul costo del lavoro, ma anche sul fronte delle tecnologie più avanzate. «Il tema va affrontato a livello europeo», dice Bersani, «che non vuol mica dire che si tira la palla più in là». «Ci vogliono investimenti non keynesiani nel senso classico, ma di rilancio di alcuni settori, tra cui la tecnologia ha un ruolo centrale».
«Project bond europei per finanziare programmi di investimento e la possibilità di scomputare dal calcolo del deficit alcuni investimenti come quelli di cui stiamo parlando oggi», che il bilancio europeo non prevede ancora. Il bilancio federale degli Stati Uniti è il 22% del Pil degli Usa, quello della Ue è l’1% del Pil. «In Europa hanno stretto ancora di più i cordoni»: così rispondo a Monti, che «quando perde l’Europa, tutte le altre vittorie sono vittorie di Pirro». «E se dobbiamo dire che il bilancio europeo va bene così, caro Monti, noi non stiamo zitti».
«L’Europa deve essere una cooperativa, non un condominio rissoso, che disperde la materia prima della solidarietà e del progetto europeo: colpa della destra europea e italiana». «Ho visto che vogliono fare anche la moneta lombarda, chiudiamoci pure», ironizza Bersani.
«Politica industriale: se lo dici ti danno del comunista». «Niente dirigismo», «sono io quello della rivoluzione liberale tentata in Italia». «Bisogna interloquire con le dinamiche di mercato, ma dobbiamo fare una politica industriale: politiche per le attività produttive». «Ci vuole un’idea di Paese, con una infrastruttura di banda larga, con tutte le arretratezze che abbiamo…».
«Non c’è il diritto allo studio, in questo Paese» e ci sono «strane teorie giustificazioniste» che «dicono che avere pochi laureati non è poi così male… se fosse così saremmo i primi nel mondo», commenta amaro Bersani.
«Al tavolo dello sviluppo economico si è concluso ben poco». «C’è il lato dell’offerta: dobbiamo riprendere Industria 2015, per lanciare Industria 2020», adottando la strategia che Bersani seguì nell’ultimo governo Prodi, finito troppo presto. «Il terzo punto è la committenza pubblica, che va orientato verso nuove finalità, per la connettività delle strutture della formazione e dell’istruzione e della sanità, che si associno alle piccole opere per la riqualificazione del sistema dell’edilizia pubblica».
Bersani cita ancora la vecchietta di Tremonti, per dire che non ci dobbiamo nascondere dietro le vecchiette per ridurre l’uso del contante…
Ora vado a Ponteranica, perché Bersani è in ritardo, ma non posso fare aspettare le persone che mi attendono là.
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