Contro l’autoreferenzialità. Una parola che sembra ormai definire la politica e che si usa quasi esclusivamente per la politica: autoreferenziale è l’unico aggettivo autoreferenziale esso stesso. I giovani del Pd di Milano provocano, con un’iniziativa presentata così, all’insegna del motto: «facciamo le cose seriamente senza prenderci troppo sul serio».
Hai messo mi piace a tutte le pagine dell’apparato e della ggente? Condividi gli stati della Serracchiani e di Boeri come se stessi citando Obama? Quando pensi a D’Alema pensi a una divinità pagana reincarnata? Ti piace fregiarti del titolo di responsabile della minchia fritta in qualche organismo inutile della giovanile? Hai l’adesivo di Matteo Renzi sull’iphone? Quando esci la sera esci solo se c’è un incontro con Martina che parla della rivoluzione socialdemocratica nell’antica santorini? Il mercoledì non c’è la champions ma il coordinamento cittadino? Il 30 dicembre non eri in una baita a Curma a fare il capodanno ma eri a fare il vicepresidente di seggio per le parlamentarie?
Stai tranquillo, sappiamo che cosa ti sta succedendo. La tua malattia si chiama Autoreferenzialità. Ne soffriamo anche noi, non preoccuparti. Non sei solo e se ne parliamo insieme possiamo aiutarti a guarire.
Vieni a milano domenica 24 alla Casa della cultura per incontrare i tuoi compagni di sventura, i giovani vecchi del Pd, gli ultimi dalemasessuali non ancora estintisi per un pomeriggio di orgoglio autoreferenziale e per fare quello che ci diciamo sempre: il rinnovamento, la crisi del neoliberismo, le proposte programmatiche e la sintesi mai nata (ecco hai già capito…)
Ecco, secondo me fanno bene. Molto.
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