Mentre Bersani cerca sponde, nell’accampamento del Pd scoppia la solita rissa. Al segretario del Pd mancano trenta senatori e ai suoi, da qualche ora, manca qualche incisivo. I sostenitori di Renzi, soprattutto i parlamentari indicati nel listino nella sua quota, sostengono si debba fare un accordo con il Pdl. I sostenitori del buon senso, soprattutto i parlamentari eletti con le primarie, ritengono di no. Anzi, di noooooo.

Nel frattempo, con il più totale sprezzo del pericolo, gli sherpa della spedizione Bersani lanciano la bicamerale. Giuro. Come ai tempi di De Mita e Iotti. O di D’Alema, per capirci. Che non sono mai passati, insinua maliziosamente qualcuno.

Nel frattempo, si riunisce il M5S che continua a negare assolutamente di essere intenzionato a votare la fiducia, ma qualche distinguo c’è e non se lo sono inventato i giornali.

Si riunisce la Lega che non vuole assolutamente tornare al voto. Solo che qualcuno si spinge a un sostegno unilaterale al governo Bersani, altri invece parlano di governissimo.

Si riuniscono i montiani che hanno avuto un’idea brillante: rifare il governo Monti, con una larghissima maggioranza che abbia poi strettissimi margini di manovra. Per fare la legge elettorale, esattamente quella che non è stata fatta per un anno intero, quando c’era un governo fatto nello stesso modo. Ma questa volta sarebbe diverso, assicurano. Già.

Si riunisce, questa sera, la direzione nazionale del Pd, convocata prestissimo, così nessuno potrà esagerare con i toni. In ogni caso, è stata allestita un’infermeria al terzo piano di Sant’Andrea delle Fratte.

I più scaltri, però, si disinteressano del governo e già guardano al Colle come vera meta. Al Pdl piacerebbero Amato, Letta e Dini. Avete letto bene: Dini.

Insomma, il risultato così si avvicina, ma forse è solo una fata morgana. Anzi, morganissima.

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