Ora, capisco tutto, ma sento troppi all’interno del Pd cambiare posizione in queste ore. Si era detto mai con il Pdl, e ora è tutto un distinguo. Un distinguo che non ci può essere, a meno che il «mai» fosse finto. O fosse quel modo impreciso e opportunistico di intendere le parole che ci ha fatto perdere una fila di elezioni e di occasioni.
Sento da destra e sinistra, tra le varie anime del partito, parlare del sostegno al governo del Presidente, che sarebbe un altro modo per dire Monti/2, ovvero un governissimissimo con i tecnici. Ovvero la stessa situazione da cui proveniamo e che, oltre ad altre mille cose, ha provocato il risultato elettorale che conoscete.
Se non si era d’accordo ieri, mi auguro con tutto il cuore che non saremo d’accordo nemmeno domani.
E se questa dovesse essere la posizione che ci verrà chiesta nelle prossime ore, darò battaglia nel Pd e chiederò di farlo anche ai nostri colleghi parlamentari.
Mai, per me, è mai. E spero che la sia anche per tutta la nuova generazione del Pd, che rappresenta la metà di quel gruppo. E che non potrebbe questa volta dare la colpa a D’Alema. No, sarebbe colpa nostra.
P.S.: spero che questa volta, dopo avere fatto primarie per qualsiasi cosa, si faccia una vera consultazione degli iscritti. Non delle correnti del Transatlantico. Dei nostri elettori.
P.S./2: ora, se Bersani come dicono tutti dovrà lasciare il passo a qualcun altro, si provi a fare quello che ho proposto dal giorno successivo alle elezioni. Così potremo dire di averci provato. Perché, altrimenti, e come spesso ci capita, avremo fatto le cose a metà. Senza alcun risultato, se non un’impressione incerta e negativa.
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