Mentre Crimi dichiara a Repubblica che il nome ce l’avevano e ce l’hanno, ma non l’hanno potuto fare (ma io mi domando), Massimo Cacciari rilancia il piano C: «un nome per aprire a Grillo» e per evitare le larghe intese.
La proposta è talmente ovvia che qui se ne parla da settimane.
Il problema è, come sempre, quello della volontà politica: del resto, il M5S fa sapere che anche Onida non è certo un nome nuovo. Già. Ci vorrebbe un liceale, per fare il premier.
Ciò che dico e ripeto per l’ultima volta è che per fare un governo e un governo politico, bisogna azzardare un nome, verificare che ci sia la maggioranza, stabilire quali possono essere le cose che quel governo può fare e quanto tempo ci si dà per farle.
Tutto il resto è politicismo della peggior specie: ho un nome ma non lo dico, non fatene uno voi perché ve lo bruciamo subito, non vogliamo collaborare con nessuno però se ci danno il governo, allora.
A me sembra di essere ritornati a quando ero piccolo, con le vignette di Forattini, con Cossiga, Longo e Craxi. E tutti hanno la soluzione, ma non la dicono nel momento opportuno, ma quando sono già sulle scale ed è – consapevolmente, anche se ogni volta si finge la massima sorpresa – troppo tardi.
Se si vogliono fare le cose, si fanno. Altrimenti è meglio lasciar perdere. Anche perché, mentre ci si lambicca con le soluzioni, lo schema che si impone è quello esattamente contrario a quello che abbiamo descritto sopra. Con la soddisfazione di tutti, come sempre.
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