Come si fa a stare sereni mentre si sta al governo con Berlusconi.
Ci sono alcune prescrizioni minime: non leggere le agenzie, soprattutto quelle di Zanda e Finocchiaro, in particolare quelle congiunte ma in particolarissimo quelle in cui i due si sconfessano tra di loro. Non appassionarsi alle formule ipocrite, tipo “questo governo ci fa un po’ specie, ma lo teniamo su per l’eternità” oppure “sono leale al governo ma facciamolo cadere subito”.
Il vero consiglio, che faccio soprattutto a me stesso, è quello di separare essere e dover essere o, se preferite, di tenere separate le cose che concretamente si possono fare ora (che sono poche e non molto di sistema) e le cose che faremmo una volta che la partita si aprisse sul serio, con nuove elezioni.
È una morale provvisoria, non ce n’è: oggi, per esempio, Davide Mattiello chiederà al ministro Cancellieri di prendere iniziativa sulla riforma del 416-ter sulla corruzione, ben sapendo che è solo l’inizio, ben sapendo che forse non si farà nemmeno quell’integrazione, ben sapendo che la questione ha un valore economico eccezionale, ben superiore a questo sfinente dibattito sulle tasse che non abbasseremo.
Oppure, sappiamo che si farà fatica a discutere di grandi cose in campo economico (siamo al punto che ci tocca aumentare l’Iva per la propaganda di Berlusconi sull’Imu), ma si può intervenire subito su alcune questioni che riguardano il finanziamento alla politica, le remunerazioni dei dirigenti pubblici più pagati di Napolitano, le pensioni dorate dei papaveri. Che valgono qualche miliardo di euro e restituiscono un po’ di credibilità, offrendo una sponda a chi chiede giustizia sociale.
Presente e futuro possono essere fragilmente collegati tra loro, ma dobbiamo provare a farlo. Per fare bene ora e poter fare meglio ora. E non smarrirci nelle contraddizioni e nelle mille occasioni di frustrazione di questi giorni.
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