Ora, dopo avere lanciato il semi-presidenzialismo, siamo già alla frenata.
Sì, perché i promotori della svolta epocale (che l’anno scorso rifiutammo di avviare: se avessimo ascoltato Alfano versione 2012 il presidenzialismo lo avremmo già) si sono accorti che ci vogliono un sacco di cose, il bilanciamento tra le istituzioni coinvolte dall’eventuale riforma, il conflitto d’interessi (che evidentemente era passato in secondo piano), una revisione della Costituzione parecchio impegnativa.
E – secondo me, ma si sa che sono cattivo – molti dei presidenzialisti dell’ultima ora si sono accorti che se ci fosse l’elezione diretta del Presidente della Repubblica quasi tutti candidati in pectore, pronti alla successione di Napolitano (che guarda caso ha iniziato a parlare di tempi più stretti per il governo e forse anche per se stesso), potrebbero essere “tagliati fuori”. Insomma, si torna parlamentaristi, in alcuni casi per cautela, in altri per ambizione.
Cose che capitano, quando ci si improvvisa costituenti.
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