Così Rita Castellani, in attesa che il governo assuma la questione come strategica, abbassando prima le tasse sul lavoro, per poi aggredire l’evasione, per poi abbassare ancora le tasse sul lavoro. In un crescendo che si chiama così perché farebbe crescere il Paese.
A proposito del solito editoriale del Corriere dei magnifici Alesina-Giavazzi, che continuano a rinvenire ogni futuro bene dell’Italia nei tagli di spesa pubblica. Il mio modestissimo punto di vista è che la spesa pubblica necessiti di un robusto riordino, fondato su un indirizzo politico chiaro e omogeneo che, per esempio, parta da una drastica razionalizzazione dei centri di spesa, fin qui annunciata ma mai neanche avviata.
Ma il documento della Ragioneria Generale linkato qui sotto chiarisce abbastanza il vero problema: basta anche solo guardarsi tre tabelle: a pag.25 (spesa pubblica in % PIL paesi UE 2000-2011); a pag. 27 (spesa pubblica pro capite paesi UE 2000-2011); e a pag. 28 (entrate pubbliche pro capite paesi UE 2000-2011). Dal lato della spesa, siamo sotto a tutti gli altri grandi paesi europei (tranne che alla Germania, in % PIL: ma, ovviamente, qui è il PIL che conta). In compenso, siamo ampiamente (con una differenza media del 20-25%) sotto a tutti gli altri grandi paesi per le entrate pro capite.
Ne approfitto per ribadire che il principale, insopportabile problema del bilancio pubblico di questo paese è l’evasione fiscale e il conseguente abnorme peso fiscale che comporta sui poveracci che le tasse non hanno mai smesso di pagarle. Avendone in cambio dallo Stato servizi di sempre più bassa qualità e quantità, grazie anche ai soloni che continuano a filosofare su maggiori tagli di spesa, magari guardando sempre alle voci aggregate che risultano naturalmente più cospicue: sanità e istruzione.
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