Andrea Scanzi scrive un lungo post, l’ennesimo, su di me. Dice cose palesemente inesatte, anche lui, tipo che io avrei votato a favore degli F-35, e mi dispiace: finché lo scrive un esaltato esponente del M5S va bene, che lo faccia un giornalista un po’ saputello molto meno.

Dice di stimarmi, ma poi scrive cose ridicole: sarei un carrierista, uno zdanovista fighetto (sic: poi sarei io quello che indulge nei politicismi) e altre carinerie. Che poi secondo me zdanovismo vuol dire un’altra cosa, per dire.

Sono l’unico a essersi chiamato fuori da tutti i giochi, caro Scanzi. Non ho votato il Presidente della Repubblica, né il governo. Dire che lo avrei fatto per mancanza di coraggio, è una scemenza. Quelle erano le partite fondamentali, sprecate dal Pd e dal tuo partito, il M5S. E occasioni così, nella vita, passano raramente.

A fare così come me non si fa carriera, più o meno come non si fa carriera nel M5S se dici che Grillo ha sbagliato i toni. In quel caso, ti buttano fuori. Nel mio, inizi una battaglia complicata, con gli altri (quelli che contano) che ti osservano come un marziano.

Quanto al resto, mi rendo conto che la politica abbia meccanismi difficili da comprendere per chi si ostina a commentarla semplicemente. Da fuori.

Per chi è prontissimo a dare giudizi sprezzanti sugli altri e a passare sopra alle espulsioni e al minoritarismo di cui il M5S sta dando sfoggio.

La sintesi è questa: se non passano le mie idee, caro Scanzi, non passano nemmeno le tue. Non so che cosa ci sia da festeggiare.

A me dispiace. E non ne faccio un motivo di vanto, ma di preoccupazione, come cercavo di spiegare anche all’esimio collega che insulta in aula quelli che vuole convincere. Peccato che il Parlamento abbia un andamento un po’ più complicato dei processi sommari e delle discussioni che si fanno nel movimento di cui sei spesso opinion leader nei fatti poco ascoltato, quasi come me nel Pd di oggi.

Ti avessero ascoltato, quando c’era da fare il governo, e anche a te è capitato di essere rimasto deluso (i tuoi non hanno ascoltato te, i miei non hanno ascoltato me), avremmo uno scenario diverso. E invece.

Se sembro in contraddizione, è perché il mio partito lo è. E siccome non voglio uscirne, mi tocca soffrire: e cercare di fare le cose migliori in questa situazione e di migliorare questa situazione fin dalle fondamenta. Poi puoi riderci sopra finché vuoi, ma è così.

Il Pd per cui mi candido voterebbe la mozione Giachetti e per le cose che lo stesso Bersani ha detto in campagna elettorale per gli F-35. Tutto il Pd, non qualche coraggioso che si prenda gli applausi dei tifosi.

Il Pd che voglio costruire si sottrarrebbe a certe assurdità, che ora come tanti elettori e deputati subisco.

Altro che maanchismo: se tento questa sfida difficile è perché ci credo e perché voglio rischiare il tutto per tutto. Perché voglio che Sel torni nostra alleata. Perché mi piace quello che è successo nelle città, tra Milano e Roma, negli ultimi due anni. Perché sono anni che penso che certe cose sia sbagliato sottovalutarle. E tu lo sai.

Perché lo faccio nel Pd? Perché credo che qui ci sia un patrimonio straordinario di persone e di storie che non voglio buttare via o lasciare andare chissà dove. Perché sono convinto che moltissimi la pensino così. E perché non credo che ci siano altre possibilità per governare, dal momento che il M5S non sembra interessato alla questione. E altri da soli non ce la potranno fare, soprattutto se il Pd non tornerà al proprio posto.

Lo faccio contro tutti quelli che tu citi e ora scopro anche contro di te, che addirittura arrivi a darmi del tattico o dell’illuso, prendendomi per il culo.

Mi dispiace, ma il mio obiettivo sarà dimostrare che hai torto. E ci metterò tutto me stesso.

P.S.: siccome sei sicuro che io perda, ti dirò: se perdo, avrai perso anche tu. Dovesse capitare, sarebbe un peccato.

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