Sono anni che la sinistra, per sembrare nuova, va a destra.
Si limita alla critica di se stessa e della propria inadeguatezza, per arrivare, precipitosamente, alla propria negazione.
Con le larghe intese, questa tendenza ha superato i canoni tradizionali: si è cercato di affermare che con la destra ci si deve pacificare, perché ci sono talmente tanti punti in comune, che non ne avete idea.
Della destra non prendete liberalismo e libera concorrenza e conflitto d’interessi e merito, perché la destra italiana, queste cose, non ce le ha. Cavour non abita più qui. Da un secolo e passa.
No, della destra prendete i codici culturali, la comunicazione superficiale, la velocità che supera (di slancio) la complessità. E quel senso di corporazione e di rendita, così nessuno si sentirà messo in discussione.
Prendete il naz-pop così com’è, prendete i modi spicci e un po’ di trasformismo, perché di coerenza non ne abbiamo più bisogno.
Per anni inseguite Casini, poi non c’è più Casini, e allora inseguite Monti, poi non c’è più Monti…
Insomma, tra nuovo e vecchio, non è detto che il vecchio sia di sinistra.
Forse c’è una sinistra più moderna della destra che la vuole archiviare.
Forse è il caso di ricordarselo, ogni tanto: che il nuovo non è a destra.
Bisogna solo avere un po’ di fiducia in se stessi e fare le cose in cui si crede. Fino in fondo.
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