Ieri Enrico Letta ha chiesto di spostare la fiducia su di sé e non sulla vicenda di Alfano, sulla quale lui mette tutte e due le mani sul fuoco, legando il proprio destino e quello del suo fidatissimo vice al destino del governo, inscindibilmente, come aveva chiesto il Presidente della Repubblica.
Chissà cosa avrà pensato oggi aprendo Repubblica, il premier.
Perché si mostra un cablogramma delle 10.15 del 28 maggio e uno di poco successivo che proviene da Astana e chiede di arrestare il pericoloso latitante e di ‘tradurre’ in Kazakhstan la moglie.
Tutte cose che nella relazione di Pansa non c’erano e che la smentiscono in profondità.
Peccato si sia votato ieri, e non la fiducia individuale su Alfano, come previsto dall’art. 95 della Costituzione, no: la fiducia politica all’esecutivo.
Che errore averla messa così. Che irresponsabilità proprio mentre si afferma la responsabilità.
E Berlusconi, oggi come ieri, sorride.
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