Daniele Viotti, come tanti, non è convinto della mediazione tra Pd e Pdl sull’omofobia e spiega perché:

Il grande paradosso di questa legislatura sta prendendo forma.

Sta prendendo forma il paradosso di un Parlamento che per la prima volta nella sua storia ha una certa e ben definita maggioranza a favore dell’allargamento dei diritti civili ma questa maggioranza non ha mai potuto vedere la luce. Ed ecco oggi il risultato.

Si sta definendo una legge contro l’omofobia e la transfobia che definire zoppa è voler essere proprio buoni: un testo di un solo articolo che allarga la Legge Mancino contro le discriminazioni ma non definisce neppure i concetti di orientamento sessuale e identità di genere e non prevede aggravanti di pena a differenza delle altre aree di discriminazioni. E a cosa dovrebbe servire quindi? A poco se non a nulla.

E di nuovo: quindi? Quindi adesso discuteremo per una settimana di questo testo, poi il 26 luglio comincerà la discussione alla Camera ma prima del Senato arriverà il mitico 30 luglio. E da lì in poi prevedere il futuro è impresa troppo ardua per chiunque.

Per onore di cronaca e anche un po’ per suffragare quella tesi iniziale del paradosso non possiamo non ricordare il breve iter, fino ad ora, della legge: la proposta è entrata in commissione presentata da Pd, Sel, M5s e Scelta Civica e ne sta uscendo con un testo Pd – Pdl.

E adesso tutti a stupirsi di questa storia della moratoria. E perché mai visto che questa moratoria fu proposta un mese prima della nascita del Governo Letta da Quagliarello che, guarda caso, è diventato poi ministro di quel governo?

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