Ora, a prescindere dalla condanna o non-condanna, che può pregiudicare il clima della larga intesa, c’è da dire che il Pd è un partito generoso. Fa soffrire un po’ i propri iscritti e i suoi (ex) elettori, ma in compenso è munifico verso gli avversari.
Il M5s, dopo un avvio di legislatura disastroso, è stabile e sa di poter guadagnare parecchio dallo sbandamento del nostro elettorato. Quindi, insiste. E punta dichiaratamente al nostro logoramento, nel quadro ben noto dell’opposizione al Pdmenoelle (la ‘L’ è quella di Letta, e viene facile, in effetti).
Il Pdl cresce, anche perché sta giocando all’attacco, e i suoi delusi diminuiscono ogni giorno di più, perché si allontanano gli anni tragici del governo Berlusconi, la stagione dell’odiato Monti (che pure è presente ma non è che si noti moltissimo), ed emerge – fino a prova contraria, come
si suol dire – un Berlusconi ormai consegnato ai posteri come uomo di governo, statista di ritorno, padre (nonno!) costituente.
Il Pd si macera e nel Pdl sperano si maceri anche il candidato premier che più sa mobilitare gli elettori del Pdl. E nel frattempo, nel Paese che ha votato contro il moderatismo, a febbraio, nel Paese del disagio sociale, che trova insopportabili le disuguaglianze, proprio uno schema moderato si afferma, orientando i destini del principale partito di centrosinistra.
Ecco, a proposito di centrosinistra, un’ultima nota: perché c’è anche una sinistra, che potrebbe beneficiare del Pd e della sua generosità. Perché Sel potrebbe guadagnare parecchio, se le cose dovessero proseguire in questi termini. E il quadro sarebbe completo.
Chissà quali alleanze ci toccherà fare in futuro, in un quadro che potrebbe portare ad avere ancora più frammentazione, la prossima volta.
Immagino l’argomento: ci dobbiamo alleare con xyz, perché da soli non ce la facciamo, e non ci sono alternative.
Per noi, in effetti, ce ne sono sempre meno. Per gli altri, invece, tra un po’ pulluleranno.
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