Ieri Brunetta e Fassina hanno polemizzato duramente sull’Iva, che quasi certamente aumenterà.
Dopo avere sospeso l’Imu per tutti e averla rinviata all’appuntamento con la Service Tax, ecco che ora ci si chiede, semplicemente, perché lo abbiamo fatto: e siccome se lo chiede un membro del governo c’è da crederci, a meno di voler pensare che esistano viceministri dissidenti (non si sa mai).
La domanda è seria, perché se è vero che rischiamo di sforare il 3% e c’è bisogno di recuperare parecchi miliardi (qualcuno dice addirittura mezzo punto di Pil), mi chiedo e ci e vi chiedo di che cavolo stiamo parlando.
Perché la crisi era finita ma potrebbe ricominciare, perché i conti sono a posto ma non è mica vero, perché togliamo l’Imu ma la copertura non c’è, perché l’Iva aumenta di sicuro ma anche no: così ci stanno dicendo gli esponenti dello stesso governo che dovrebbe fare le riforme che in vent’anni non abbiamo fatto. Per il bene del Paese, solo che non sappiamo esattamente quale bene e quale Paese.
Non dico di andare a votare domattina (arrivano i primi freddi e non abbiamo coperture, né una legge elettorale degna di questo nome), ma propongo almeno di superare le larghe fraintese, perché si fatica a capire che cosa stiamo facendo. E non è un bel segnale. Anche per l’Europa, che infatti è venuta a dirci cose parecchio brutte.
Se niente importa, perché discutiamo di cose che non si possono fare?
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