Ero partito più ottimista, questa mattina, convinto che avremmo tenuto una posizione più avanzata.

E la legge sull'omofobia approvata questa sera costituirebbe una notizia storica, dal momento che da anni qualsiasi iniziativa promossa in questo senso è puntualmente frustrata, ma così com'è questo testo non va bene.

Al Senato si dovrà cercare un'altra maggioranza – si intuisce dalle stesse minacce del Pdl, che esprime contrarietà di segno opposto alle mie – e forse finalmente ci accorgeremo che in questo Parlamento una maggioranza laica c'è, ed è larghissima. Votare alla luce delle convinzioni di pochissimi parlamentari del Pdl e di Scelta civica, molto preoccupati per l'introduzione di questa norma, è un controsenso, quando a sostenere un testo di legge migliore ci sarebbe un altro terzo del Parlamento (e molti dei firmatari della proposta di legge originaria).

L'eccezione introdotta dal sub-emendamento a un emendamento già discutibile è orripilante e per un pugno di voti non è stata bocciata.

Se ci liberassimo dei riflessi da governissimo anche quando si parla di diritti faremmo cose migliori, e non solo quando si parla di diritti.

Il lavoro di Scalfarotto è stato generoso, è l'impianto di questa maggioranza che ci costringe a dover mediare anche dove non si può. In queste condizioni politiche, più di così non si può fare. E al Senato – come già per la legge Ciotti – rischiamo di finire nel porto delle nebbie, se non decideremo, come scrivevo più sopra, di fare scelte diverse.

Il mio impegno, anche come candidato al congresso del Pd, è quello di arrivare comunque a cambiare questa legge, in particolare coinvolgendo le associazioni che da tanti anni si occupano di questi temi. Superando gli elementi che non piacciono a me e a circa settecento parlamentari che le larghe intese separa.

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