Di fronte a quello che è successo a Lampedusa, e succede da anni, e non è stato messo in discussione da nessuno, le parole non bastano più. Anzi, per la verità, è da parecchio tempo che non bastano e suonano ipocrite e contraddittorie.
Non basta dichiararsi vicini nel momento del cordoglio, studiando la migliore frase per la circostanza ed è veramente triste fare riferimento soltanto alle colpe dell'Europa, quando noi, in Europa, sul punto, dovremmo avere una linea chiara e dare segnali che riguardino tutta l'Unione.
Ci vuole uno sguardo diverso e il rispetto dei diritti umani non solo quando si tratta di dichiarare qualcosa in tv, ma anche quando si pensa al quadro legislativo italiano ed europeo, e a quello che accade intorno a noi.
Andrea Segre ne ha scritto con parole forti e dure, che consentirebbero alla politica italiana di valutare il fenomeno senza offrire la solita risposta banale e remissiva a cui siamo abituati per quasi tutto quello che accade: «non ci sono alternative», «si è sempre fatto così», «capiterà ancora» e via dichiarando.
L'orizzonte è molto più in là e non sappiamo più scorgerlo, come ricordava Bruno Tabacci alla Camera, settimana scorsa. E ho detto Bruno Tabacci, non un anarco-insurrezionalista.
Le proporzioni del fenomeno sono globali, e oltre alla Ue dovrebbe essere l'Onu a farsene carico, come ricorda Segre. Come scrivevo qualche giorno fa, il punto è: che cosa andiamo a dire in quelle sedi? Come pensiamo alla nostra legislazione per il futuro? Dopo esserci affidati a Gheddafi perché contenesse gli arrivi senza preoccuparci dei suoi metodi, dopo avere sfornato pacchetti sicurezza e reati di clandestinità e ordinanze assurde, dopo avere evitato di approfondire troppo la questione «perché si perdevano i voti», dopo avere celebrato le rivoluzioni del Nord Africa senza assumerne le conseguenze, dopo avere ridotto l'impegno per la cooperazione internazionale sempre un po' di più, che cosa diciamo, ora, tutti quanti?
Ecco vorrei che se ne parlasse così e che si studiassero e approvassero misure più ambiziose di ciò che leggo sui giornali. E che leggo da anni.
Altrimenti è meglio rinunciare ad affrontare il problema, come il nostro Paese ha sempre fatto.
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