Ora capisco tutto, ma non che le larghe intese diventino il supremo alibi istituzionalizzato per abbassare ancora di più l’asticella delle prerogative morali (minime) che sono necessarie per chi dovrebbe fare politica con disciplina e onore, come prevede la nostra Costituzione.
La compravendita dei senatori è data per scontata, le condanne per frode fiscale tutto sommato considerate come un fatto di cui si può parlare, il porto di Molfetta come una cosa così che può capitare a uno che fa il presidente della commissione Bilancio al Senato, il negazionista di Fondi all’antimafia, Formigoni che commenta sulla sanità preoccupato per i tagli (!) e interviene sulla commissione antimafia, proprio lui che ha dovuto chiudere il suo mandato per via della ‘ndrangheta (!!), quelli che hanno votato per Ruby e per le mille altre cose sulla giustizia come interlocutori per la nuova Costituente, toni eversivi diventati ormai intercalari in ogni dichiarazione pubblica, come se fosse tutto normale.
Oltre ai limiti politici dell’operazione larghe intese, fa impressione registrare che stiamo peggiorando le cose molto più in profondità, accompagnando un processo culturale che rende la cultura delle istituzioni, il senso dello Stato, il rispetto per la cosa pubblica ancora più fragili di quanto già non siano (che è parecchio). Possibile che lo dicano Parisi, per via del caso Prodi, il vostro affezionatissimo e pochi, pochissimi altri?
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