Ho riletto questa riflessione di Walter Tocci una ventina di volte. Una summa dell'idea di Pd e di politica che ci appassiona.
Mi sto proprio divertendo in mezzo a tutti i giovani che sto incontrando. E rifletto sulla ricchezza dello scambio generazionale: sono costretto a cercare uno sguardo nuovo sulla realtà. Se noi anziani non facciamo i conti con la nostra storia, non riconosciamo le nostre sconfitte, anzi le nascondiamo nella rimozione o nella nostalgia del passato, non potremo consegnare una vera testimonianza del nostro tempo. Allo stesso modo quei giovani che non hanno tradito nessuno cercano solo una mera rottamazione per continuare a fare le vecchie cose con un nuovo leader. Ma così rischiano di invecchiare prima di diventare adulti. I giovani nativi democratici, invece, possono consegnarci un pensiero del futuro se davvero si misurano con l’eredità ricevuta, facendone una critica rigorosa e superandola con una ‘sfacciata volontà di cambiare le cose’, per usare le parole di Paul Auster a commento della vittoria del sindaco De Blasio New York. La potenza produttiva della vostra generazione è inusitata. Il valore aggiunto che scaturisce dalle vostre mani e dalle vostre menti non ha precedenti nella storia umana. Avete le testa nel mondo, siete nativi digitali, avete studiato in tanti, parlate le lingue, desiderate la trasparenza del potere, superate le angustie provinciali. Perché allora siete costretti a vivere male? Chi se la prende la ricchezza che producete e chi la spreca tenendovi disoccupati? Quale destino vi toglie il futuro? Non pensare all’elefante, cioè pensare alla rovescia del mondo attuale per progettare le vere riforme che migliorano la vostra vita. I primi socialisti parlavano di felicità ai proletari che pure soffrivano la miseria e lo sfruttamento. Anche Prodi usò questa parola nell’ultima battuta da leader politico nel duello televisivo con Berlusconi. Ma dell’Ulivo il piccolo Pd ha fatto tabula rasa e tornerà grande solo riscoprendo quella radice.
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