Da mesi seguiamo il lungo tramonto del Porcellum, in collaborazione con Andrea Pertici.

Da qualche ora la sua 'scomparsa' è stata definitivamente celebrata. Ora tocca al Parlamento: da qualche ora gli entusiasti per ciò che è uscito dalla Consulta (il Consultum?) sembrano moltiplicarsi. C'è già chi dice di preferire un proporzionale di questo tipo a qualsiasi riforma elettorale. Ma vediamo nel dettaglio.

La Corte costituzionale ha depositato le motivazioni della decisione di incostituzionalità della legge elettorale cui era pervenuta lo scorso 4 dicembre. Non c’è più il Porcellum: niente più enormi premi di maggioranza, magari capaci di elidersi vicendevolmente (come avveniva con quellia base regionale previsti per il Senato) e niente più liste bloccate.

Così, mentre il Parlamento ancora valuta a quale sistema elettorale approdare, arriva quello della Consulta: il proporzionale con soglia di sbarramento e voto di preferenza (unica).

Ci si chiede come questa decisione potrà influire sul dibattito sulla legge elettorale che tra pochi giorni approderà alla Camera dei deputati (dopo essere fallito in Senato).

Infatti, circolano ancora diversi modelli – con fantasiose varianti ed ibridazioni – e ogni giorno cambia il sistema che sembra avere più chances di essere approvato.

In una situazione tanto confusa, potrebbe forse esservi la tentazione di alcune forze politiche di tenersi il sistema elettorale che esce dalla sentenza della Corte. Questo potrebbe essere gradito, in effetti, a tutti coloro che, in questa fase, non hanno reali possibilità di vincere e che quindi con un sistema maggioritario (o anche con premio di maggioranza) sarebbero destinati a rimanere esclusi dal Governo. E non sono pochi. Ma c’è di più. Questo sistema (che peraltro mantiene le coalizioni, anche se soltanto al fine di abbassare le soglie di sbarramento) potrebbe piacere ad un leader abile nella “differenziazione dell’offerta” con la creazione, accanto al partito-“casa madre”, di una serie di succursali: per i più giovani, per i più anziani, per i più moderati, per i più estremisti e così via. A ciascuno il suo prodotto ideale per governare poi insieme.

Ma ponendosi nell’ottica – ancora certamente prevalente – della modifica della legge elettorale, il legislatore può trarre dalla decisione della Corte almeno alcune indicazioni fondamentali: 1) nel perseguire l’obiettivo della stabilità di governo devono essere rispettati i criteri di proporzionalità e ragionevolezza, non potendo essere quindi del tutto stravolto il risultato elettorale e con esso il criterio di rappresentatività;  2) in presenza di un sistema a base proporzionale (anche solo parziale), l’uguaglianza del voto impone che la differenza del suo peso in uscita (cioè quando si va a conteggiare) sia ammissibile solo in quanto «necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzionalità dell’organo parlamentare»; 3) la illegittimità di queste lunghe liste bloccate (aggravate dal sistema delle candidature multiple) non pone comunque come la necessità del voto di preferenza, risultando ammissibili tanto liste bloccate corte, in circoscrizioni territorialmente ridotte, quanto – ed a maggior ragione – collegi uninominali.

Tutto ciò ci porta a rinnovare i dubbi espressi rispetto ad alcuni sistemi anche recentemente ipotizzati. Rispetto allo spagnolo, ad esempio, bisognerebbe fare ben attenzione alla ampiezza delle circoscrizioni e quindi alla lunghezza delle liste (che certamente qualcuno vorrebbe piuttosto lunghe per evitare rigorose soglie di sbarramento implicite). Rispetto all’aggiunta di premi di maggioranza a sistemi maggioritari (come quello della legge Mattarella) si potrebbero porre dubbi circa la proporzionalità e ragionevolezza della scelta, anche rispetto al livello di sacrificio della rappresentanza, ed anche l’aggiunta al premio di maggioranza allo spagnolo, andrebbe valutata attentamente in ragione del secondo dei criteri indicati . E qualche problema di ragionevolezza potrebbe portarlo anche un doppio turno di coalizione in cui andrebbero per di più superate le (lunghe) liste bloccate. Tutti i criteri indicati sarebbero invece rispettati dal ritorno alla legge Mattarella, in particolare nella versione – da noi preferita – a suo tempo prevista per il Senato (semmai anche con il doppio turno di collegio).

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti