Non mi candiderò alla Presidenza dell’assemblea del Pd. Lo so, è solo una battuta per sdrammatizzare una situazione fin troppo tesa che da qualche ora riguarda tutto il Pd.
Lo avevo detto un mese fa: non è il caso che uno dei tre candidati alla segreteria faccia il presidente del partito, soprattutto se non è d’accordo con il segretario, ma in ogni caso perché il presidente ha una funzione di garanzia, che un già-candidato per sua natura difficilmente può assolvere. Non si può insomma fare presidente e capocorrente (absit iniuria verbis) insieme, e ovviamente la regola vale per tutti.
Detto questo, stimo Gianni Cuperlo, rispetto la sua scelta e mi dispiace per l’attacco che Renzi gli ha rivolto, anche perché non ne ha bisogno. E perché chi guida ed è potente non deve essere prepotente. Lo avevo detto, a proposito di un’altra platea e di un’altra situazione, proprio a proposito di Cuperlo. E mi dispiacque allora come mi dispiace oggi.
Perché se ci sono differenze politiche si possono e si devono rimarcare, come ho cercato di fare, senza spingersi troppo in là. Non fa bene a nessuno. E la dialettica interna deve essere coltivata da tutti, perché altrimenti un partito non si scinde. Semplicemente non serve.
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