Nando Dalla Chiesa ha scritto un bel libro (I fiori dell'oleandro. Donne che fanno più bella l'Italia, Melampo) e una bellissima introduzione, soprattutto.
Provate ad avvicinarvi a un oleandro. A scrutarne attentamente le fattezze, fin nelle intimità dei rami. Vi renderete conto con sorpresa che la maggior parte dei suoi fiori è appassita, esausta, quasi intinta in un color ruggine. Bruciata si direbbe. Eppure di lontano la pianta forma una stupenda macchia fucsia, tanto che proprio la sua bellezza sfolgorante vi ha attratto. Se anzi le piante sono molte, quel colore invade il panorama, lo muta, gli dà vita e segno, realizzando contrasti cromatici irresistibili e spargendo nell’aria, se la distanza si fa breve, un profumo inebriante.
Ecco. Quel colore meraviglioso, quella bellezza sensuale e avvolgente, sono prodotto di una minoranza dei fiori. È una delle più potenti metafore che la natura possa offrirci della realtà sociale. Il mondo viene reso bello da minoranze, purché, naturalmente, si tratti di minoranze sufficientemente numerose. E belle.
Il progetto del libro muove da questa metafora. Anche un paese infarcito di codardi e di infingardi, di meschini e di arrivisti, diventa bello e degno di essere vissuto se ha le sue minoranze che pensano e costruiscono, donano e seminano. Lottano contro le ingiustizie o regalano gentile ed educata convivenza, fanno avanzare la scienza o conferiscono nobiltà alle istituzioni. In fondo, anche se di questi tempi l’affermazione un po’ stride con il mito trionfale delle maggioranze, ormai abilitate a decidere – in quanto tali – che cosa sia giusto o ingiusto, falso o vero, sono le minoranze che fanno la storia.
Le minoranze sono rappresentate dalle donne e dalle loro storie, fuori dai luoghi comuni, dai cliché e dalla solita storia (maschile) a cui siamo stati abituati. Da qui, forse, un giorno, riusciremo a ripartire.
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