Leggo un’intervista di Lucia Annunziata al Corriere in cui mi chiama pesantemente (e gratuitamente) in causa. Dice che sarei stato premiato da Renzi, come tutti gli altri: andando al governo, «Renzi ha ricompensato tutti, compreso Civati».
Ora, Annunziata va dicendo e scrivendo questa cosa da settimane. Siccome la stimo, avevo già tentato di spiegarle che non sono stato affatto ricompensato (ne ho chiesto di esserlo) se, oltre a dichiararmi molto a disagio nei confronti di tutti i vagoni del famoso treno delle riforme (una legge elettorale pessima che è pure peggiorata, una riforma del Senato che tutti trovano ridicola anche se non lo dicono, una confusissima dissertazione sulla revisione del Titolo V), non ho indicato nessuno, né per gli incarichi di partito (se non quelli di garanzia, com’è ovvio), né soprattutto per un governo che ho cercato in tutti i modi di spiegare che non c’era motivo di costituire (per i modi, per le forme, per gli incarichi, per la sostanza, per la mancanza di un progetto politico: lo dicono anche i suoi sottosegretari).
Se si riferisce al caso Lanzetta, ho già spiegato che è una iniziativa del premier, che ha nelle facoltà di nominare chi vuole e può scegliere, come ha fatto, di non parlarne con chi l’aveva indicata in direzione nazionale. Se quella sera, smentii un mio coinvolgimento, è perché non c’è un mio coinvolgimento (e forse ora anche i maliziosi capiranno perché allora cercai di precisarlo). E, cosa politicamente più rilevante, non c’è alcuna relazione politica, se è vero che il premier decide cose che non conosco, senza coinvolgere me e le persone che collaborano con me. Non mi lamento, lo metto nel conto, ma essere rimproverato del contrario mi sembra veramente assurdo.
«Compreso Civati» è inaccettabile. E Annunziata dovrebbe riconoscere che c’è qualcuno che ha suggerito a Renzi di andare al governo e poi ci è andato anche lui, ha sostenuto le riforme e i pasticci conseguenti con grande entusiasmo, e chi no. Civati escluso, insomma. E nessuna ricompensa, se non la libertà e la coerenza di dire quello che penso e che pensavo anche un po’ di tempo fa.
Per il resto, sono d’accordo con Annunziata quando dice: «sono addolorata, [Renzi] ha tradito la promessa di cambiamento». Già: è esattamente quello che ho detto quando sono intervenuto in aula al momento della fiducia. Uguale uguale.
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