Fa molto piacere leggere che la ministra Pinotti – già sottosegretaria del governo Letta – abbia parlato di un cambiamento di linea sulla questione F-35. Come sapete, da settimane si respira un’aria diversa, soprattutto alla Camera, in attesa che si compia la famosa «indagine conoscitiva» deliberata ormai mesi fa dal Parlamento (noto en passant che sarebbe stato più ‘carino’ attendere i risultati del lavoro della Commissione, ma si sa che di questi tempi la cortesia istituzionale non regna proprio sovrana).
Rientrava nei miei personalissimi buoni propositi, questa decisione, di cui ancora attendiamo di conoscere il dettaglio, i numeri e le modalità, sia chiaro, perché di promesse ne abbiamo tutti fin sopra i capelli. E ne abbiamo fin sopra i capelli anche degli atteggiamenti di chi ha ridicolizzato per mesi una posizione coerente, pensando a quanto avevamo promesso in campagna elettorale: ricorderete tutti che in occasione della discussione delle mozioni sugli F-35 alla Camera fui tra i pochi a chiedere un atteggiamento più aperto del Pd, proponendo che il gruppo si astenesse sulla mozione di Sel e del M5s, che molti di noi avevano firmato e che chiedeva un superamento del programma più dispendioso del mondo. In alcuni casi si tratta delle stesse persone, per altro. E fa piacere rilevarlo: forse non eravamo così strani noi, a chiederlo. No, non lo eravamo.
In tutto questo, si attende il giudizio del Quirinale e del Consiglio Supremo di Difesa, che è convocato nelle prossime ore: l’estate scorsa, intervenne duramente contro il Parlamento e, indirettamente, contro le mie posizioni (allora dissi che avevamo già fatto introdotto il semi-presidenzialismo, perché mi parve un’ingerenza molto forte, e fui subissato da critiche, soprattutto dall’interno del Pd). Chissà se esprimerà ancora negli stessi termini. E se davvero supereremo o sospenderemo questo programma così discusso.
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