Tra qualche giorno, il 6 maggio, uscirà un mio piccolo libro per Einaudi Stile libero (nel mio caso, liberissimo). Il titolo sarà: Qualcuno ci giudicherà. Nel libro, tra le altre cose, torno sul nesso tra mancanza di democrazia, disuguaglianza e illegalità, che come sapete per me sono le questioni fondamentali che il nostro Paese (e non solo) deve affrontare e superare, per il presente e, soprattutto, per il futuro.
Mi fa piacere leggere Zagrebelsky, che in questi giorni esce con un libro in cui afferma cose analoghe. Leggete qui:
La fedeltà ai patti collusivi può essere facilmente scambiata per 'responsabilità'. Quante volte abbiamo assistito al richiamo, esplicito o implicito, brutale o suadente e mellifluo, al 'senso di responsabilità', affinché ciò che deve restare nascosto resti tale; affinché nulla si dica o si faccia per spezzare l'anello della complicità? Solo che questa responsabilità è omertà, un modo anch'esso di stare ai patti.
Di che cosa si nutre la forza che fa muovere i 'giri'? Della disuguaglianza e dell'illegalità. Essi, i 'giri', tanto più si diffondono quanto maggiori sono le disuguaglianze sociali e quanto meno le stesse leggi valgono ugualmente per tutti. Tanta più insicurezza e ingiustizia sociale, tanta più richiesta di 'patronato'; tanto più patronato, tante più concrete violazioni della legge che, in astratto, sarebbe uguale per tutti.
Gustavo Zagrebelsky, Contro la dittatura del presente. Perché è necessario un discorso sui fini, Laterza-Repubblica, 2014, pp. 41-42.
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