Ulteriori e più complesse indagini di laboratorio rivelarono che erano state le esalazioni del vulcano a causare l’effetto che inaspettatamente benediceva Faguas con una mansuetudine maschile mai vista prima d’allora.
“Dio esiste! Dio esiste!” gridava Martina durante l’ultimo mese di campagna.
Fu così che grazie alla dolcificazione degli uomini e alle stupidaggini commesse dal governo in carica, il Partito della Sinistra Erotica balzò in cima ai sondaggi.
Viviana si rifiutava di attribuire la sua vittoria al vulcano Mitre. Preferiva pensare che non solo il PIE aveva sfidato i preconcetti di uomini e donne bensì aveva ottenuto che le donne alle urne (più del cinquanta per cento dell’elettorato) intravedessero finalmente una speranza di parità che le aveva indotte a confidare nel loro progetto e ad affidare loro la missione di realizzare le loro aspettative. Tutte le sere, però, mentre sorseggiava un bicchiere di vino ammirando la sagoma del vulcano, Viviana alzava il suo calice in direzione del colosso in segno di riconoscenza. Fu proprio questo che indusse Martina a raccogliere le rocce di lava e a confezionare quei souvenir.
Frattanto, il calo di testosterone in un paese con un elevato tasso di analfabetismo produsse le più assurde distorsioni del nome dell’ormone responsabile dell’inattività maschile: tensoterrone, tettasterone, tuttosterone, tenzonterrone, terraterrone. Il testosterone diventò il Sacro Graal, il Vello d’oro delle argonaute di Faguas. Gli uomini lo rivendicavano e lo cercavano per mare e per terra, nei mercati, nel cyberspazio, nelle farmacie.
Gioconda Belli, Nel paese delle donne, Feltrinelli.
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