Diecimila orti in Africa. Fossi l’Italia, sosterrei con tutte le mie forze questo progetto. Lo farei direttamente, diventerei protagonista mondiale di questa iniziativa nata dalla più grande rete del mondo che proprio dall’Italia (dalla sua provincia profonda, dalla sua storia e dalle sue tradizioni) ha mosso i primi passi.

Sposterei l’Expo dai maledetti cantieri a tutto quello di cui non si è ancora parlato: della fame, della qualità dell’alimentazione, dell’azzeramento del consumo di suolo qui da noi, per una Pac che non vada ad alimentare (è proprio il caso di dirlo) speculatori e accaparratori di suolo, per ridurre al minimo gli sprechi di cibo, per creare intorno a tutto ciò competenze e ricerca e lavoro.

Questa sarebbe la vera versione dell’Expo che ancora non si vede, potrebbe cambiare la nostra stessa posizione nel mondo (non solo per un semestre), rilancerebbe l’Italia in ragione della sua collocazione speciale, specialissima, tra Nord e Sud, in mezzo al mare, luogo di incontro e di passaggio (quanto accade a Lampedusa è l’effetto, non la causa).

Chiedo al governo di pensarci, chiedo ai candidati al Parlamento europeo di cambiare registro, di farlo nei prossimi giorni e soprattutto nei prossimi anni.

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