Secondo me il dibattito interno al M5s è da seguire. Attentamente.
Perché la loro sconfitta sonora – sconfitta legata ai toni, certamente, ma anche alla mancanza di collocazione politica e a un deficit in termini di credibilità, tipo Grillo chez Vespa – è una delle ragioni della vittoria della forza di governo (e, per capirci, di sistema) a cui si opponevano ferocemente. Ma non solo per questo.
Secondo me è interessante seguirlo perché per la prima volta il dibattito è alla luce del sole e non sembra sufficiente il meccanismo critica-espulsione che aveva contraddistinto le precedenti puntate al loro interno. C’era di più e c’è di più ora. Perché se l’obiettivo era e rimane abbattere il sistema, tipo «o la va, o la spacca», non solo non è vincente, ma ha fatto vincere gli altri, quel campo nemico che il M5s pretende sia così indistinto. Anzi, forse è la ragione fondamentale della vittoria degli altri. Prima con la scelta di non fare un governo, poi con la decisione di votare solo i propri candidati e quasi esclusivamente le proprie proposte, poi con l’idea di sfidare tutto il blocco altrui.
Ed è interessante seguirlo perché si ripropone la questione (mancata) d’inizio legislatura: da quale parte ci sediamo? Quali obiettivi raggiungiamo con la nostra azione? Riusciamo a condizionare il panorama politico o mettiamo dalla stessa parte tutti gli altri?
La politica è dialettica, anche quando la dialettica sembra negata (soprattutto quella più classica, tra destra e sinistra). Perché scegliere di andare con l’Inglese, è una scelta. Forse la prima, da questo punto di vista. Perché non sono tutti uguali né quelli fuori dal M5s (come ho invano cercato di spiegare in questi mesi), né quelli dentro al M5s.
Consiglierei però di leggere con attenzione i dati di queste elezioni, al di là del fallimento clamoroso del #vinciamonoi e delle intemerate degli ultimi giorni, che non sono andati a segno: perché il M5s ha preso comunque il 20%. E c’è quindi un badalucco di militanti e di elettori che si stanno interrogando, ora, credo, più che in passato.
Mi sono preso badilate di fango, in questa campagna, dagli elettori e dai militanti del M5s, ma non mi manca la curiosità per quanto accade nel loro mondo. E mi fa piacere, oggi, che il loro mondo discuta. Così magari capiamo qualcosa di più anche noi.
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