Ieri in Commissione Affari costituzionali, per non affrontare le questioni delle competenze e della composizione del Senato (se cioè questo debba essere eletto dagli elettori o dagli eletti), sulle quali il Governo ha voluto creare una spaccatura, si sono occupati del referendum.
Si tratta di una questione alla quale, come sapete, tengo particolarmente, di cui mi sto occupando con il “progetto2giugno” e che è oggetto sia della mia proposta di revisione del bicameralismo e del titolo V sia di quella sulla partecipazione.
I punti centrali della mia proposta riguardano l’abbassamento del quorum di partecipazione, la possibilità della sottoscrizione on line e la garanzia di una adeguata informazione rispetto alle questioni poste con il referendum.
Infatti, non possiamo consentire a chi non partecipa di bloccare le scelte di chi lo fa, come è avvenuto negli ultimi anni (e precisamente dal 1997 al 2009) su alcune questioni fondamentali per i cittadini: dalla procreazione medicalmente assistita alla legge elettorale (entrambe dichiarate poi incostituzionali), per esempio.
Per questo ho proposto che il quorum di partecipazione non sia calcolato su tutti gli elettori, come ora, ma su chi normalmente partecipa, su coloro, quindi, che hanno partecipato alle ultime elezioni politiche. Un referendum, quindi, dovrebbe essere valido se ha partecipato la maggioranza di coloro che hanno votato nelle ultime precedenti elezioni della Camera dei deputati.
Questo stessa proposta risulta essere ora oggetto di un emendamento dei relatori Finocchiaro e Calderoli, cosa che prelude a una sua approvazione.
Mi fa piacere che per una volta sia stata accolta – almeno su un punto – una nostra proposta (che al Senato era contenuta anche nel tanto bistrattato testo Chiti, Tocci e altri e quindi in un emendamento presentato dagli stessi senatori con i quali abbiamo condiviso l’idea di una riforma costituzionale che coinvolgesse di più – e non di meno – i cittadini).
Mentre mi sembra troppo l’innalzamento delle sottoscrizioni a un milione mi dispiace soprattutto che non si preveda la sottoscrizione on line, che naturalmente agevolerebbe molto i cittadini.
Questa non presenterebbe particolare difficoltà perché è già prevista per l’iniziativa dei cittadini europei e quindi potrebbe essere ripresa da lì.
Ugualmente vorremmo fosse stabilito almeno un principio di adeguata informazione dei cittadini perché è necessario – si sa – “conoscere per deliberare”.
Manca, poi, la dovuta attenzione per un altro aspetto fondamentale della partecipazione dei cittadini: l’iniziativa legislativa popolare. Oggi troppe leggi proposte dai cittadini sono ignorate. Per questo la mia proposta è che se il Parlamento non le approva entro un anno su queste si pronuncino direttamente i cittadini con il referendum. Come diceva già Mortati.
Almeno l’abbassamento del quorum comunque è positivo. Dimostra che quando si sceglie una linea favorevole alla maggiore partecipazione dei cittadini ci siamo. Non siamo affatto quelli che dicono solo NO.
Mi chiedo se non sarebbe di proseguire su questa linea: quella di proposte condivise e mirate a far partecipare di più i cittadini (per esempio, anche alla scelta dei loro senatori). Ma si sa che ciò per ora sembra essere impossibile.
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