Scoppia nuovamente la bagarre sul patto del Nazareno.

Vale la pena di leggere l’editoriale di oggi di Antonio Polito sul Corriere:

È ragionevole chiedere a Renzi e Berlusconi di rendere pubblico il Patto del Nazareno. Poiché viene evocato costantemente quasi come una fonte normativa, le colonne d’Ercole oltre le quali il Parlamento non può andare, si capisce che qualcuno ne pretenda un testo olografo.



È ragionevole ma ingenuo. Perché il Patto del Nazareno non contiene nient’altro che il patto medesimo, politico e personale, tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. I contenuti sono solo una variabile, e infatti cambiano in continuazione, ogni volta che i due contraenti, o loro delegati, vogliano.

All’inizio l’Italicum era senza ballottaggio e con soglie rigidissime, poi entrò il ballottaggio, ora stanno per cambiare le soglie, possono rientrare le preferenze fino a ieri vietate, e neanche il Mattarellum può dirsi escluso. La condizione, più volte esplicitata da Renzi, è sempre e solo una: che i due contraenti siano d’accordo. 

Dunque il Patto consiste in una promessa di mutuo sostegno tra i due leader: pensate che possano aver messo per iscritto, nero su bianco, «prometto di esserti fedele, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, finché elezione non ci separi»?

Più che un patto è una Entente Cordiale: Matteo garantisce a Silvio di conservare agibilità politica e controllo del centrodestra; Silvio garantisce a Matteo lo strumento per disciplinare la maggioranza ogni volta che si agita. Le minoranze di ogni colore ne sono annichilite.

Sulla riforma del Senato ha funzionato. Non è escluso che funzioni anche su altro.

 Il Patto del Nazareno è — finora — il vero capolavoro politico di Matteo Renzi. È grazie a quell’accordo che riuscì a buttare giù il governo Letta, presentandosi legittimamente al Quirinale come colui che poteva ciò che al predecessore era negato. E finché l’accordo regge, il suo governo può navigare in un Parlamento a maggioranze variabili, che si formano e si sformano senza mai intaccare l’asse vero su cui si regge la legislatura.

Può certo apparire paradossale che Renzi, il quale si era fatto strada proprio criticando le larghe intese, possa oggi governare grazie a una larga intesa d’acciaio. Ma è un paradosso felice. Innanzitutto perché da troppi anni il bipolarismo di guerra impediva le riforme, e poi perché era l’unico modo di salvare una legislatura che sembrava nata morta. 

C’è chi dice che il Patto del Nazareno contenga un accordo sul Quirinale. Ma se le cose stanno come le abbiamo descritte è ovvio che lo contenga.

La nuova maggioranza istituzionale, composta da Renzi e Berlusconi, è ora abilitata a eleggere il nuovo capo dello Stato. Ed è altrettanto ovvio che, se così sarà, si tratterà di persona non sgradita all’ex Cavaliere: per lui una ricompensa che vale ogni sacrificio.



È dunque inutile cercare nel Patto clausole inconfessabili sulla sorte giudiziaria di Berlusconi, che Renzi non potrebbe e non vorrebbe siglare. Se poi ci fossero, di sicuro non sarebbero scritte. I contenuti del Patto sono inconfessabili solo perché sono sotto gli occhi di tutti. Come la lettera rubata di Edgar Allan Poe.

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