Care amiche e cari amici,

come sapete il Senato ha approvato in prima lettura un testo di revisione della seconda parte della Costituzione.

Si tratta di una riforma che avremmo voluto diversa: nei contenuti e nei metodi.

Se l’affidare al Governo, anziché, ad esempio, ai gruppi del Pd, la proposta di revisione, non ci ha mai convinti, è stata poi la gestione dei lavori parlamentari – in commissione e in aula – a sembrarci davvero priva di qualunque metodo costituzionale.

Quest’ultimo prevede un confronto reale – e leale – tra tutti ed anzi una valorizzazione delle posizioni di minoranza, da guardare con rispetto e interesse, come avvenne all’Assemblea costituente.

In queste settimane, invece, qualunque posizione diversa da quella del Governo è stata considerata un freno alle riforme, un fastidio, un affronto, non avendo trovato nessuna sede in cui poter essere realmente espressa e valorizzata. E così la riforma è passata con pochi voti di maggioranza, nonostante i patti inossidabili con Berlusconi e alcuni trucchi retorici, come la volontà di rinunciare ai due terzi proprio perché si sapeva già che non sarebbero stati mai raggiunti, proprio a causa dell’atteggiamento oltranzista del governo.

In ogni caso, anche a causa di questo cattivo andamento dei lavori parlamentari, il testo che è emerso è davvero molto discutibile e va a disegnare un nuovo Senato e un (meno) nuovo rapporto Stato-Regioni-autonomie molto deboli e ricchi di incongruenze. Per questo credo che – come hanno già detto lo stesso Presidente del Consiglio e il relatore Calderoli – alla Camera il testo dovrà subire importanti modifiche, senza le quali si sarà persa ancora una volta l’occasione per un reale cambiamento e per la ricostruzione di un rapporto con i cittadini.

Spero che, quindi, quando la riforma arriverà alla Camera dei deputati, si colga finalmente l’occasione per quella discussione larga, franca e leale che fino ad ora è mancata e per questo credo che, a partire da questa pausa dei lavori parlamentari, ciascuno di noi debba riprendere il testo e cominciare a valutare quali modifiche richiede e quali emendamenti sia quindi opportuno presentare. Sulla base di questa prima attività individuale, infatti, alla ripresa potremo vederci per cercare di dare un’impostazione comune al lavoro.

Per parte mia, come sapete, ritengo che prima di tutto le modifiche debbano mirare a un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche.

Sono loro, siete voi, i sovrani.

A partire dalla possibilità di scegliere direttamente i senatori, per proseguire con una migliore valorizzazione degli istituti di democrazia diretta e partecipativa, nonché con una ridefinizione degli enti territoriali e delle loro competenze al fine di renderli meglio in grado di svolgere funzioni e servizi più efficienti e utili ai cittadini.

È su queste basi che quindi avvierò il mio lavoro, anche alla luce delle proposte di legge costituzionale che ho e abbiamo presentato (A.C. 2227 e A.C. 2462) e che vi invito a riprendere.

Spero che sia anzitutto questa, infatti, la linea sulla quale ci incontreremo.

Ogni vostro contributo è comunque da me considerato prezioso, credendo – l’ho detto poco fa – nella necessità di un confronto vero, il più largo e aperto possibile. Credendo – e concludo – che le riforme costituzionali non debbano essere viste soltanto come lo strumento per rafforzare i poteri del governo, come avviene da oltre trent’anni (al contrario di quanto si legge sui giornali, che invece parlano di uno strapotere parlamentare che si sono bellamente inventati), ma come l’occasione imperdibile per ricostruire il logorato rapporto tra i cittadini e la politica.

Per questo dobbiamo assicurare che la Costituzione sia e rimanga di tutti e che tutti possano davvero partecipare anche al suo cambiamento.

Grazie e a presto,

pippo

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