Oggi leggo che sono tutti (o quasi) criticissimi con il governo. Come è noto, la penso come Rocco e non sono certo entusiasta della attuale situazione politica: leggere però le dure analisi degli stessi commentatori che fino a qualche giorno fa dicevano tutto il bene possibile di tutto quanto si stesse facendo un po’ mi dispiace, vi dirò. Ora il decisionismo misto a giovanilismo esaltato dal comunicazionismo che si basa sullo schema del largheintesismo – come è rappresentato su tutti gli organi di stampa – sembra non piacere più a nessuno: come fa Lupi a essere in discontinuità con se stesso e con le grandi opere della cartina del 2001? Come si fa a fare una riforma della giustizia con Alfano e Berlusconi? Cosa cambia se lo schema politico è sempre lo stesso?
Peccato non essere stati più cauti all’inizio di questa storia, quando non sono state poste condizioni all’incedere del leader a cavallo neanche fossimo a Jena e gli fossero abbonate le palesi contraddizioni inanellate prima di cominciare. Le cose sono complesse e, di questi tempi, lo sono anche di più.
E lo sono anche perché tutti tendono a confrontare gli annunci del premier con le realizzazioni concrete, come se fosse uno schema chiuso: come se il problema fosse soltanto quello della coerenza interna allo schema proposto. Invece, come è ovvio, può anche essere che sia lo schema a non funzionare e che non ci siano solo le cose che sono state annunciate e poi magari non fatte o rimandate o fatte in parte o non risolutive. Di cose che si possono o si sarebbero potute fare ce ne sono molte altre. Ma si sa che le alternative sono negate all’inizio del ragionamento, e quindi va tutto bene così. O male così. Come se fosse la stessa cosa. Del resto, non è stato così anche per il governo precedente? E per quello prima ancora?
Che cosa li accomuna? Pensateci bene. La soluzione la troverete nell’urna, quando finalmente la parola tornerà a voi, per scegliere una proposta politica, condividerla, sostenerla e darle i voti perché possa governare, scegliendo (attraverso una legge elettorale degna di questo nome, né quella che c’era, né quella approvata alla Camera) a uno a uno le persone da mandare in Parlamento e, quindi (un quindi fondamentale) al governo. La democrazia funziona così. Certo, è complessa, a volte noiosa, ma è cosa diversa dalle scorciatoie e dalle soluzioni troppo semplici e semplicistiche. Già.
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