Si è molto discusso in queste ore della corrispondenza tra quello che dice oggi il Pd (la sua segreteria) e quanto avevamo promesso in campagna elettorale.
Sulla questione si stanno esercitando, a diverso titolo, molti esponenti del Pd.
Io dico discutiamo e magari coinvolgiamo la nostra base. Nessuno di noi è in Parlamento sulla base di un mandato a ridurre la sfera dei diritti.
Così Gianni Cuperlo in un’intervista di ieri a Il Sole 24 ore.
È quello che dicevo pochi giorni fa, riprendendo quello che per me rappresenta il problema politico che ci accompagna da un anno e mezzo a questa parte: il problema del mandato.
Del resto, nel programma con il quale siamo stati eletti (il nostro vero mandato elettorale, altri non ce ne sono stati) diceva così:
il lavoro è oggi per l’Italia lo snodo tra questione sociale e questione democratica. Fondare sul lavoro e su una più ampia democrazia nel lavoro la ricostruzione del Paese non è solo una scelta economica, ma l’investimento decisivo sulla qualità della nostra democrazia. Occorre una legge sulla rappresentanza che consenta l’esercizio effettivo della democrazia per chi lavora. Non possiamo consentire né che si continui con l’arbitrio della condotta di aziende che discriminano i lavoratori, né che ci sia una rappresentanza sindacale che prescinda dal voto dei lavoratori sui contratti.
Nella mozione di chi ha vinto le primarie lo scorso anno, non c’era nemmeno una riga di quanto si sta sostenendo con tanta convinzione e aggressività. Ma la cosa sorprendente (se ancora abbiamo la forza di sorprenderci) è che quanto stiamo dicendo non c’era nemmeno nel programma elettorale del Pdl (Berlusconi e Alfano, entrambi).
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