In questa strana settimana politica, quasi tutti si sono appassionati a due piste da giallisti.
La prima e più gettonata è stata quella circa l’autentica interpretazione del fondo del direttore del Corriere sulla natura del patto (o, forse, meglio: trattativa) del Nazareno (con l’allusione alla massoneria e alla elezione del prossimo Presidente della Repubblica).
L’altra, meno chiacchierata ma per questo non meno insistente, riguarda il motivo per cui il Renzi di settembre stia smentendo platealmente il Renzi di agosto sull’articolo 18. Certo, qualcuno dice che è per distrarre da altre questioni più urgenti (le dolorose coperture della legge di stabilità, in primo luogo) o decisamente negative (gli attacchi ricevuti da più parti e per ragioni diverse, che hanno sorpreso molti dopo mesi di encomio permanente verso il governo). Ma l’argomento che tutti sussurrano, e sul quale vorrei soffermarmi, è il seguente: a Renzi glielo avrebbe chiesto Draghi, o comunque l’Europa, di cambiare l’articolo 18, per dare una botta un po’ più consistente e percepibile della riforma del Senato (di cui, nonostante la retorica con cui è stata accompagnata, non sembra essersi accorto nessuno oltre il valico di Brogeda). Altrimenti arriva la Troika, altrimenti ci commissariato, altrimenti sono guai.
Ora, vorrei capire una cosa: ammesso che sia vero, significherebbe affermare un fatto di fondamentale importanza. Che il premier ha cambiato idea perché l’ombra del commissariamento si è già allungata sull’Italia, perché la strategia degli sforamenti (perennemente annunciati fin dalle primarie) è rientrata, perché la politica europea dell’Italia è rimasta isolata e marginale, nonostante il discorso veemente con cui è partito il semestre europeo (di cui non parla più nessuno).
Se fosse vero, quindi, sarebbe la peggiore notizia per la politica italiana e per l’azione del governo e una vera retromarcia ovvero un cambiaverso particolarmente umiliante. Preferisco pensare che non sia così, e che il premier abbia soltanto cambiato idea, come gli capita spesso (vedi alla voce Marchionne e non solo). Ma il fatto che tutti ne parlino, e che in molti se la spieghino così, dovrebbe farci riflettere sulle cose che promettiamo e su quelle che poi facciamo.
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