Il Pd rischia di occuparsi soprattutto di espulsioni. Dal livello nazionale a quello locale. E sempre all’indirizzo dei senatori (che però poi magari servono a salvare il governo, come abbiamo visto pochi giorni fa). Dopo avere parlato di quelle dei senatori più ligi al mandato assunto con gli elettori che alle indicazioni – peraltro un po’ confuse e contraddittorie – dei dirigenti, in relazione alla riforma del lavoro (e dell’articolo 18), ora una senatrice è minacciata di espulsione dal livello locale, per la vicenda relativa alla crisi di un’amministrazione comunale.
Non intendiamo, naturalmente, entrare nella vicenda che non conosciamo e si dipana nell’ambito dell’autonomia locale, ma notiamo come se venisse dato seguito a tutte le espulsioni minacciate e richieste, il governo avrebbe sempre più bisogno di aiuto da destra. E temiamo che lo troverebbe. Come è già accaduto per la riforma costituzionale. Sempre a proposito di rispetto del mandato elettorale.
Il problema in fondo rimane quello del pluralismo delle idee che un grande partito dovrebbe rispettare. Anche per rispetto, appunto, di un’impostazione liberale dello stare insieme, che si oppone al centralismo democratico.
Come avviene, del resto, nelle grandi democrazie bipartitiche.
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