Così ha detto il premier ai gruppi del Pd.
In effetti, il Jobs Act è la riforma più di sinistra della storia dell’umanità.
Il demansionamento più facile, il controllo dei lavoratori, un articolo 18 riveduto rispetto a quello (già molto di sinistra) del governo Monti, che l’ha cambiato due anni fa.
Di sinistra, sinistrissima. Come prevedere ammortizzatori insufficienti e addirittura minori di quelli che ci sono già, ma in compenso diminuire i diritti.
Fare un contratto unico che non è unico.
Conservare il decreto Poletti che aumenta la precarietà e il ricorso al determinato senza nemmeno dover spiegare il perché.
Far sparire la formazione dal lavoro.
Approvare lo Sblocca Italia.
Così come è di sinistra prolungare le concessioni autostradali senza gara, trivellare a dispetto delle comunità locali (anche di quelle dove si trivella già), dimenticarsi per un attimo lungo come una superstrada dell’articolo 9 della Costituzione.
Togliere quattro miliardi al Sud dal fondo costituito da Fabrizio Barca (come faceva Tremonti con i fondi Fas, Tremonti essendo di sinistra).
Dare il bonus bebè anche a chi guadagna (reddito familiare) 90.000 euro.
Dare gli 80 euro anche a chi non ne ha bisogno, perché magari il coniuge guadagna come un parlamentare (mi è capitato di parlare con un collega che si è trovato in questa situazione).
Dire che si sfora il 3% per un anno, e poi non sforarlo ma in compenso litigare con l’Europa così, un po’ anche perché fa figo.
Dimenticarsi dei poveri.
Cancellare la sperimentazione sul reddito minimo del governo precedente.
Non modulare in senso più progressivo le aliquote.
Rinnovare senza un tentennamento la fiducia ad Alfano, che un anno fa si doveva dimettere, ora invece.
Chiudere Mare nostrum.
Attaccare le donne e gli uomini di cultura, frenatori gufi professoroni vecchietti del cantiere e chi più ne ha.
Trovare nemici ma sempre a sinistra, forse perché lo sono troppo poco, rispetto a quanto di sinistra è questo governo.
Non dedicare nemmeno un minuto per rispondere ai freelance di Acta.
Sbloccare lo stipendio dei poliziotti, ma non degli altri dipendenti pubblici, tipo gli insegnanti.
Non aumentare di un euro gli incentivi alle assunzioni, con un’abile partita di giro.
Rinviare il conflitto di interessi.
Non tornare alla questione del falso in bilancio.
Non approvare la legge sul consumo di suolo.
Ammazzare le province, ma poi non è vero: intanto gli togliamo tutti i soldi.
Mutuare – chissà quando – le proposte dei conservatori europei sulle unioni civili.
Non affrontare il testamento biologico.
Governare con la destra fino al 2018 o forse per sempre.
Essere amici di Verdini, ma solo nella buona sorte.
Essere in profonda sintonia con Berlusconi.
Dire che l’Italicum è una buona legge.
Parlare male tutta la vita dei consiglieri regionali per poi farli diventare senatori.
Prevedere 50.000 euro di penale per la diffamazione di un blogger.
Perdere 10 mesi per approvare la Voluntary disclosure (per ora solo alla Camera: che il Senato ce la rimandi buona).
Ascoltare Davide Serra, che ci illumina sul diritto di sciopero (poi quando parla di concorrenza sulle autostrade, non ascoltarlo più).
Potrei andare avanti così tutta la notte. Ma non ce la faccio: è troppo di sinistra.
P.S.: ma la cosa più di sinistra di tutte, è dividere la sinistra, per prendere i voti della destra e fare un partito della nazione. Talmente di sinistra che uno non si capacita.
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