Rispondete così, come fa Peppe Allegri: che c’è anche da capire perché gli altri Paesi europei abbiano Job Centre incomparabilmente più efficienti di tutte le forme di collocamento che siano state tentate in Italia, che dove ci sono i mini-job c’è anche il reddito minimo garantito, che le tutele crescenti dovrebbero stare in un contratto unico (senza il decreto Poletti, per capirci), che oltre all’articolo 18 c’è anche l’articolo 8. Poi ci sono anche i freelance, per dire, e le partite Iva che chiedono un’interlocuzione al governo e che ho già avuto modo di incontrare più di una volta. Insomma, che ce n’è davvero di tutti i colori.
E al ministro per i rapporti con il Parlamento che oggi ironizza sulla nostra autoreferenzialità (loro sono autorenziali, invece), rispondete che stiamo sempre sul punto: che di proposte ne abbiamo presentate a decine e che semplicemente al governo si preferisce ascoltare Sacconi.
Al massimo il problema politico più generale che poniamo è quello che riguarda la rappresentanza di un elettorato molto spaesato: se qualcuno avesse frequentato la piazza di Milano di venerdì, avrebbe capito a che cosa mi riferisco. Poi, certo, non interessa perdere i voti della sinistra e magari degli ultimi e dei più deboli. Ma anche questo è un altro tipo di problema. Non mio di certo.
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