Allora il famoso piano Juncker a cui il governo si era religiosamente affidato nel più inutile tra i semestri europei è pari a meno di un decimo di quanto promesso (poi si parla di un moltiplicatore esagerato, ma lasciamo stare).
I progetti italiani finanziati saranno pochissimi, quindi.
E allora uno spera che siano almeno innovativi, nuovissimi, epocali, interstellari.
In queste ore se ne leggono un po' di tutti i colori ma oggi il supplemento di Repubblica illustra alcuni di essi e si scopre che sono soprattutto autostrade bretelle tangenziali. Al massimo canali dei porti.
Progetti vecchi come il cucco, che giacciono nei cassetti dei ministeri fin dai tempi di Romolo e Remo, impolverati e inumati con la formula della mummia.
Si parla di Salerno-Reggio Calabria, di Malpensa e delle Mura Aureliane (indovinate quali tra queste non è contemplata).
Più che un piano per il futuro sembra uno Sblocca Europa, in cui i progetti per l'efficienza energetica, l'innovazione, le reti, il trasporto pubblico, le Smart City sono ridotti al lumicino, navigando in un mare di cemento (armato, come le lobby che lo sostengono).
Domanda: così facendo dove diavolo vogliamo andare?
Togliamo di torno tutto questo vecchiume e i pochi soldi che ci sono e saranno usiamoli per cambiare il Paese, per consumare meno e meglio l'energia, per sistemare il territorio straziato, per connetterci al mondo. Perché è caduta la linea e nessuno sembra conoscere il numero del servizio assistenza.
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