Eh, sì. Anche parecchio. Qualcuno per la verità lo aveva capito più o meno subito dove si sarebbe andati a parare. Il durissimo pezzo degli Stati generali lo conferma.
Dovrei trascriverlo tutto quanto, perché lo condivido parola per parola. Leggetelo. Fa bene. O, forse, molto male.
A monte di tutto, resta una valutazione politica nei confronti dell’esecutivo, e non è generosa. Dopo una lunga tarantella, dopo un gioco delle parti, la montagna del governo ha partorito una modifica chiara, netta e che ha un cuore: la libertà di licenziare a basso costo. A parte il costo davvero troppo basso, e la bassa qualità della tecnica legislativa, la cosa non ci scandalizza. Ma avremmo preferito, finalmente, che si parlasse chiaro dall’inizio, si dicesse che questa era la meta, e si trattasse con le controparti in maniera chiara. Così non è stato: tra un tweet di Sacconi, un avanti-e-indietro del ministro Poletti e una sfuriata della Camusso, siamo arrivati a questo punto perdendo, come sempre, i contorni di merito delle questioni. Noi abbiamo qui provato a ricostruirli, e continueremo a farlo. In attesa che il verso cambi.
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