Se evadi sotto il 3% del fatturato, allora puoi #staresereno. Lo scrivevo ieri, oggi ne parla diffusamente Repubblica: se il Fatto faceva l’esempio di Unicredit, il giornale più vicino all’attuale Pd (diciamo così) fa l’esempio di Berlusconi e della sua ormai celebre condanna-decadenza-interdizione.
Molti berlusconiani esultano: bisogna capirli. Erano abituati a farle loro, le leggi che una volta chiamavamo vergogna.
Secondo qualcuno avrebbe conseguenze immediate e molto concrete: «Se la norma è com’è stata pubblicata sul sito del governo, la conseguenza pare scontata: se si facesse il processo adesso il reato di Berlusconi non esisterebbe più. Quindi può fare un “incidente di esecuzione”. Quindi può cadere la sentenza e con lei anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ovviamente, se cade la sentenza, cade anche l’esclusione dalle candidature della legge Severino, che è solo una conseguenza della condanna».
In ogni caso, la norma ha, di per sé, un forte carattere di simbolo politico, economico e morale. Alla rovescia.
Il premier si dice pronto a cambiare il testo, ma è molto strano che non se ne sia accorto nessuno, nel Consiglio dei ministri del 24 dicembre. Repubblica sostiene, peraltro, che se ne siano accorti al Mef e che se ne siano indignati all’Agenzia delle Entrate. Ma the show must go on, si sa, e il decreto è stato approvato così, tra i soliti mille proclami (meno uno).
Siccome, al di là di Berlusconi, non va affatto bene, lo si lasci cadere. Per sempre.
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