Per una volta sono d’accordo con Matteo Renzi o forse, inconsapevolmente, è lui a essere d’accordo con me. Perché l’esigenza di tradurre l’Expo in una grande iniziativa contro la fame è stata oggetto di tante iniziative, da parte mia, sia durante le primarie, che immediatamente dopo (ma anche molto recentemente), trovando ospitalità – per così dire – in Qualcuno ci giudicherà, il libro pubblicato quasi un anno fa.

Ciò che mi interessa, dopo avere apprezzato i riferimenti che Renzi ha fatto a questo proposito in direzione nazionale oggi pomeriggio, e che non gli avevo mai sentito pronunciare con questa chiarezza, è precisare il senso di una simile affermazione.

Perché, oltre allo spreco di cibo, fare la guerra alla fame significa fare un sacco di cose che per ora non si stanno facendo.

Certo, significa dare visibilità alle esperienze di Last Minute Market o Trentino Solidale, preziosissime per contrastare lo spreco alimentare nelle nostre città.

Certo, significa sensibilizzare tutti circa la gravità della situazione.

E però significa spingere per un cambiamento delle modalità di consumo da parte di tutti (a cominciare da quella «patrimoniale virtuale» di cui parla Vito Gulli).

E anche porsi il problema del sostegno al reddito dei più poveri, finora dimenticati (i poveri e anche il reddito). Perché oltre alla corretta alimentazione, ci vuole anche l’alimentazione, e troppi bambini vanno a letto senza aver cenato, anche nel nostro Paese, anche nelle nostre città.

E approvare una legge molto avanzata (e non timida come quella che si attende da due anni) sul consumo di suolo.

E cambiare la politica estera, in favore di una presenza italiana più attenta a questo tema, piuttosto che all’acquisto di armamenti straordinari (quelli sì), chiedendo all’Europa tutta di diventare la piattaforma (o, se si vuole, la portaerei, così rimaniamo in tema) per promuovere una politica internazionale verso le nazioni che ne hanno più bisogno (nel libro cerco di spiegarlo diffusamente).

Dire che tutto ciò è impossibile, significa rinunciare a fare davvero quello che si promette.

Ci saranno presto occasioni per riparlarne.

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