Ho scritto questa lettera al gruppo del Pd, non potendo essere presente alla riunione di stamani. La pubblico volentieri.
Vorrei condividere con voi tutti alcune brevi considerazioni, che avrei voluto svolgere di persona.
Le elezioni del Presidente della Repubblica non sono mai state facili (con la sola eccezione di Cossiga, nel 1985 e di Ciampi, nel 1999) e soprattutto, nonostante si tratti della dodicesima volta in cui il Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali si appresta a eleggere il presidente, non è mai stato trovato un metodo, neppure in via di prassi, come invece è accaduto per altri passaggi che la Costituzione non regola nel dettaglio.
Certamente fino ad ora è mancato un metodo chiaro e trasparente, capace di rendere intellegibile la scelta all’esterno, ai cittadini rappresentati dai mille grandi elettori.
Ecco che quindi questa volta, per me, deve rappresentare l’occasione per rimediare almeno a questo, perché, in un momento di grande sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, occorre seguire un percorso di trasparenza da cui conseguirebbe – credo – anche una maggiore rapidità della scelta.
Anche se fino ad ora è stata sempre esclusa una vera e propria discussione da parte dello stesso Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali, che pure alcuni hanno auspicato (i radicali nel ’78 lo chiesero espressamente) e auspicano, credo che i partiti politici dovrebbero comunque cercare di recuperare un modo di procedere trasparente.
È necessaria una discussione aperta, prima all’interno dei diversi gruppi parlamentari e poi nel confronto tra questi, nella quale indicare criteri precisi che abbiano una loro oggettività (come l’avere ricoperto cariche istituzionali, le relazioni internazionali, ecc.) ai quali far conseguire dei nomi precisi sui quali svolgere il suddetto confronto.
Questo era il senso della mia proposta per un «un candidato NN», che – se tutti non si fossero fermati alla sigla – voleva appunto indicare un candidato che «non nasce tra quattro mura, ma all’aperto, nell’aula parlamentare e nella società italiana, perché le sappia rappresentare entrambe, con autorevolezza e autonomia (che poi sono la stessa cosa). Un candidato che possa arrivare ai voti necessari, senza essere il candidato di questo o di quello».
Ecco, su questa base io mi sento di proporre al mio gruppo il nome di colui che per tutti noi non può che essere il primo riferimento politico, Romano Prodi. Il candidato da cui, a mio avviso, è necessario ripartire, dopo quanto accaduto nelle votazioni del 2013, ma soprattutto un candidato di centrosinistra che ha però saputo sempre confrontarsi con tutte le forze politiche anche nella sua veste di Presidente della Commissione europea. Un candidato, che tiene insieme le caratteristiche del politico con rilevanti competenze tecniche, forte per le sue esperienze istituzionali (Presidenza del Consiglio e della Commissione europea) ed anzi molto più identificabile come uomo delle istituzioni che di partito, come giustamente chiedono anche altre forze politiche e, infine, indubbiamente dotato di una grande esperienza e un grande apprezzamento internazionale.
P.S.: siccome leggo di qualcuno che fa polemica con me per la mia assenza, segnalo che le ragioni sono familiari e delicate, almeno per me. Cerchiamo di non dire sciocchezze e rispondiamo nel merito.
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