Le tessere non andavano bene più, ma oggi il segretario dice che c’è bisogno di tornare alle tessere. A volte sembra di capire che ogni teoria a cui ci si appassiona si trasformi sulla convenienza del momento (trasformismo delle tessere, potremmo dire), ma lasciamo perdere.
Negli anni passati, è sempre stato molto critico verso gli albi delle primarie, ora i suoi dicono che vanno introdotti, perché le primarie aperte (da sempre un manifesto politico del renzismo, peraltro) espongono il partito a troppi rischi (trasformismo delle primarie, insomma).
Ora, il Pd si è opposto, nel corso delle sedute di approvazione dell’Italicum, all’introduzione delle primarie per legge – proposta da me e da altri nel corso degli ultimi mesi – senza spiegare perché, al massimo dando la colpa al Nazareno.
Michele Ainis su l’Espresso, a poche pagine di distanza dall’intervista del premier, interviene dicendo la cosa più ovvia del mondo:
C’è modo di arginare lo sfacelo? Sì che c’è: con una legge. Perché il far west conviene ai malviventi, e perché in Italia gli sceriffi sono pochi, e s’alleano non di rado coi banditi. Sull’altra sponda dell’oceano, negli Usa ciascuno Stato ha la sua legge. Talvolta votano unicamente i membri del partiti, talvolta i sostenitori che s’iscrivano anzitempo in un apposito registro, talvolta tutti i cittadini. Ma le regole in ogni caso sono chiare, non vengono cambiate in corsa per sgambettare l’avversario, ed è lo Stato che detta regole al partito, non il partito allo Stato. Viceversa qui abbiamo in circolo due leggi regionali (in Toscana dal 2004, in Calabria dal 2009) non esattamente scritte con la penna di Licurgo; e nessuna legge nazionale.
Semplice, no?
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