Leggo che la maggioranza avrebbe offerto un pacchetto del 30% dei nominati per le elezioni politiche del 2016 (ma non si doveva votare nel 2018?).
Sarebbe questo il merito politico della trattativa sull’Italicum o, forse, sarebbe meglio dire della trattativa dentro l’Italicum.
Non so se sia vero e spero che non lo sia, ma in ogni caso rinuncio volentieri al seggio sicuro, in tutti i sensi: quello garantito dall’Italicum di per sé, quello frutto di mediazioni correntizie, quello assicurato dal partito grande del tutti-dentro, da ex-esponenti di primo piano di Rifondazione Comunista a dirigenti della destra berlusconiana.
Mi piace pensare che tutti i seggi siano insicuri, perché competitivi, e uno scelga una lista elettorale perché ci crede e non perché gli garantisce qualcosa.
Nel 2012 dissi che non mi sarei candidato alle elezioni politiche se non ci fossero state le primarie per scegliere i parlamentari. Lo dissi quando le primarie, che chiedevo a gran voce, non erano nelle cose. Ecco, lo ripeto anche questa volta: tenetevi pure la mia quota, personale e congressuale, per le trattative di piccolo cabotaggio e gli accordi sottobanco. A me non interessano. E spero non interessino a nessuno, soprattutto a chi critica con tale veemenza il segretario-premier.
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