Pare che il Pd intenda sostituire i parlamentari in disaccordo con la linea del segretario e poi mettere la fiducia sul provvedimento in aula.
Lo spirito dell’Italicum è già dentro di noi, diciamo così.
Pazienza se esiste l’articolo 67 della Costituzione, che impone che non ci sia alcun mandato imperativo dei parlamentari: un articolo sbaragliato da queste due decisioni. La sostituzione di massa non ha precedenti nella storia repubblicana, la fiducia sulla legge elettorale è collegata a un episodio del 1953, quando si votò la legge truffa.
Lo diceva Norberto Bobbio, ne Il futuro della democrazia:
Pazienza se il programma elettorale (a proposito di mandato) con cui ci siamo presentati nel 2013 diceva: «Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando. E’ una strada che l’Italia ha già percorso, e sempre con esiti disastrosi».
Ricordo a tutti che su questo abbiamo chiesto e preso i voti, non su altro.
E così l’Italicum entra in noi prima che accada, potremmo dire: ci si conforma già all’idea di un Parlamento eletto solo in funzione del premier, largamente composto da nominati senza autonomia, in cui le minoranze non rappresentano più nessuno: rappresentano soltanto un fastidio.
Dal punto di vista parlamentare, sostituire tutti coloro che non sono d’accordo, sulla base delle loro intenzioni di voto, significa cancellare la funzione politica e istituzionale del lavoro in Commissione.
Se voti bene, partecipi. Se no, stai a casa, che mettiamo uno che vota bene.
Se potesse, insomma, li sostituirebbe anche in aula. E certamente lo farà con le liste elettorali, una volta che si andrà al voto.
Sorprende che nessuno abbia nulla da obiettare e che tutto ciò passi tutto sommato in cavalleria.
Quando capitò in Senato con Vannino Chiti e Corradino Mineo, furono pochissime le voci che si levarono per chiedere conto di una decisione grave. Ora da due sostituzioni siamo passati a dieci.
Si può fare? Si può per la sostituzione di un parlamentare a favore di un altro, così dice il regolamento. Ma è del tutto evidente che sostituire in massa i componenti delle minoranze è altra cosa: è l’affermazione dell’imperativo di mandato, peraltro travisato rispetto al programma elettorale, al patto sancito con gli elettori. Una cosa che è fuori da ogni consuetudine e anche fuori dalla Costituzione. Ma tanto stiamo cambiando la forma di governo senza dirlo, rovesciando la democrazia parlamentare. Che cosa volete che sia la sostituzione di tutti i parlamentari che denunciano il problema?
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