Finalmente si è scoperto chi è contrario al reddito minimo. In modo dichiarato, inequivocabile, persino sprezzante. Con buona pace delle minoranze di questa o quella corrente.
Si tratta del premier e del partito di governo, che ha usato i vecchissimi argomenti che si adottano (da tempo) contro questo strumento che, guarda un po', c'è in tutta Europa. Evidentemente sono tutti «assistenzialisti» lassù.
Lo ha definito elegantemente: «roba da furbi» proprio nel giorno in cui Libera lanciava la sua mobilitazione.
Ha detto, da esperto di cose di sinistra, che si tratta della «cosa meno di sinistra che esista».
Ha assicurato che è «incostituzionale».
Gli argomenti sono talmente vecchi che per trovarne di altrettanto vecchi si può solo cercarli all'interno del cosiddetto Jobs Act, con la libertà di licenziamento e il demansionamento, un contratto unico che non lo è, il Poletti ancora in vigore.
In ogni caso, a chi è a favore (sulla base di riflessioni come questa) consiglio di passare a questo appuntamento, così magari approfondiamo un po', per scoprire che la «roba da furbi» (parecchio costosa, quanto il reddito minimo), sono proprio gli ottanta euro che finiscono – proprio perché il premier non ha voluto distinguere – a casa di persone che stanno bene economicamente, come spiega nel suo libro Chiara Saraceno.
Con lei e con Giuseppe Allegri riporteremo le lancette dell'orologio al 2015.
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