Vanni mi segnala due affermazioni vagamente in contraddizione tra loro:

“Primarie sempre e comunque, questa è la nuova politica che ci chiedono i cittadini per dare un vero segnale di cambiamento e partecipazione nel rapporto con le istituzioni”. Matteo Renzi, 6 aprile 2013.

“Dipendesse da me, la stagione delle primarie sarebbe finita”. Matteo Renzi, 16 giugno 2015. 

La frase che dice tutto, sostiene Vanni, è la seguente: “Senza primarie, avremmo vinto in Liguria, a Venezia, altrove”.

A me un po’ dispiace per i molti amici che credono ancora nel Pd. Perché dopo il programma, si butta via – quasi con fastidio – anche lo strumento politico fondamentale, da cui è nato il Pd e peraltro anche il governo attualmente in carica (le primarie sostituirono artatamente le elezioni).

È proprio vero: al di là del Renzi 1 e 2 nella narrazione gramelliniana (due Renzi che si confondono), il Pd non c’è più. Né l’1, né il 2. C’è un partito diverso, fondato sull’Italicum e sulla figura personale del premier. Che cambiaverso essa stessa.

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