Una strada composta di tre corsie preferenziali: abbassamento dei diritti, applicazione di salari minimi e sottomissione dei lavoratori e delle lavoratrici. Mi scrive Mary Manocchio (Filcams), in rappresentanza dei lavoratori di un settore che è all’avanguardia (ahinoi) della riduzione dei diritti dei lavoratori.

La Coop Estense ha dichiarato alla fine dello scorso febbraio una situazione di perdita di bilancio in Puglia di 12 milioni nell’ultimo anno, motivandola con il calo dei consumi e la concorrenza sleale al Sud di aziende che praticano lavoro nero, lavoro grigio e evasione fiscale.

La soluzione per recuperare quei 12 milioni di euro è quella di abbassare il costo del lavoro (già più basso di quello delle concorrenti della grande distribuzione organizzata, potendo contare la cooperativa contare sulle agevolazioni fiscali) dei 1600 dipendenti e avviare le terziarizzazioni di alcuni reparti dei 12 punti vendita che rappresentano il cuore pulsante dell’attività aziendale.

Per accelerare i tempi di un accordo in questo senso e poter procedere alle terziarizzazioni, non con il
classico fitto del ramo di azienda che prevede il passaggio degli stessi lavoratori di quei reparti alle stesse condizioni contrattuali nell’azienda subentrante, Coop ha avviato una procedura di mobilità (licenziamento) per 147 l avoratori.

I sindacati di Cgil, Cisl e Uil hanno mostrato la loro fermezza nel ribadire il loro diniego a tale processo, deleterio non solo per i lavoratori direttamente interessati, ma anche per tutti i lavoratori del Sud, tenuto conto che un accordo di questo tipo aprirebbe infiniti mondi all’abbassamento dei diritti e allo sfruttamento del lavoro sottopagato: un processo che di fatto creerebbe un esubero vero di personale per effetto dell’eliminazione di una parte preponderante dell’attività.

Il Sindacato ha proposto di intervenire sugli elementi economici del contratto integrativo per un ammontare di 1milione e 300mila euro per tre anni o fino a miglioramento della situazione di bilancio (faccio notare che la cifra corrisponde esattamente al costo dell’esubero di personale dichiarato nella procedura).

 Ieri l’ultimo passaggio al Ministero del Lavoro. La proposta ultimativa aziendale è: in cambio della revoca della procedura, vogliamo la sospensione del contratto integrativo fino a pareggio di bilancio (?), vogliamo sperimentare la terziarizzazione su 3 punti vendita e l’esubero che si determina su quei punti vendita, per effetto della terziarizzazione dell’allestimento di notte dei reparti, lo copriamo con l’accesso all’ammortizzatore sociale del tipo “contratto di solidarietà”.

A fine incontro il Ministero ha dichiarato la sua disponibilità ad approvare tale soluzione. Scandalosa per tre buoni motivi: consente alla Coop Estense di usufruire di ammortizzatori per un esubero determinato appositamente dalle terziarizzazioni e allo stesso tempo di godere della sospensione del pagamento degli elementi economici salariali aggiuntivi del contratto integrativo; consente la quantificazione di un esubero di personale strutturale che allo stato attuale non c’è; consente di instaurare un doppio regime contrattuale e salariale negli stessi punti vendita dove vige la terziarizzazione.

Si vuole combattere la concorrenza sleale, ma si adottano strumenti che creano le condizioni per una concorrenza non corretta tra i lavoratori e tra le imprese, grazie anche a un uso disinvolto degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di solidarietà tra i lavoratori stessi. Così non si va molto lontano, anzi, non si va proprio da nessuna parte.

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