Qualche tempo fa ho incontrato in una trasmissione televisiva la signora Lidia, a cui è stato portato via il suo bambino, di soli 3 anni.
Ora si trova in Siria, tra le mani dei guerriglieri dell’Isis. L’aveva portato con sé il padre, bosniaco, che è morto dopo pochi mesi, combattendo laggiù.
Ho promesso che avrei fatto il possibile per aiutarla. Ho attivato i contatti di cui disponevo, ho seguito il lavoro di chi ha attivato le procedure internazionali previste dalla Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, ritenendo che lo Stato Italiano non abbia dato al caso adeguata attenzione e tutela.
La Corte ha appena comunicato che accetta di pronunciarsi sul caso. Per me e per tutti coloro che si sono preoccupati per Ismail – nato in Italia da due genitori stranieri di nazionalità diversa, come ricorderete – si tratta di un passo importante.
In particolare, ai sensi della Convenzione europea per la salvaguardia delle libertà e dei diritti fondamentali dell’Uomo, lo Stato italiano deve tutelare il diritto alla vita, anche ponendo in essere tutte le misure necessarie per evitare che il diritto alla vita possa subire lesioni.
Sappiamo che è difficile, ma sappiamo anche che si deve fare tutto il possibile per riportare il piccolo Ismail alla sua mamma. Il grado di civiltà di un Pese si misura da come vengono tutelati i bambini, prima di tutto.
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