Lo ripeto da anni: innovazione non è il contrario di tradizione, è il contrario di conservazione.

Anche la nostalgia fa a pugni con l’innovazione: ma non perché i valori antichi (tipo la rivoluzione francese o quella americana) non siano importanti o perché siano scaduti ma perché devono trovare declinazioni e soluzioni nuove e a volte inedite.

Questo è stato ed è per me il vero equivoco della politica italiana, soprattutto a sinistra.

Qualcuno ha frainteso del tutto: ha pensato che la sinistra dovesse diventare destra per essere innovativa. In realtà è tornata indietro nel tempo verso gli anni Ottanta e in alcuni casi agli anni Cinquanta.

Errore speculare sarebbe quello di riproporre senza particolare slancio cose che appartengono al passato, quello prossimo, solo per sgomberare il presente che non ci piace.

C’è tutto un mondo che questi due atteggiamenti non rappresentano minimamente: il modello di sviluppo, la democrazia, i diritti, la politica industriale, i rapporti tra Stato e mercato, l’individuo e la società, la povertà.

Per me uguaglianza è sinonimo di progressività fiscale, di dignità, di concorrenza leale, di laicità, di legalità, intesa come rispetto e promozione della legge. È sinonimo di scuola pubblica, di reddito minimo, di coscienza critica e civile. È sinonimo di differenza, l’uguaglianza, ma non di disparità. 

Le condizioni per il Possibile vanno perciò riconosciute e rappresentate, nei consumi (a cominciare da quelli energetici), nella cooperazione e nel coworking e nell’intelligenza collettiva, negli spazi comuni, nel riconoscimento della cittadinanza a chi ne ha solo un pezzo, nella rappresentanza di chi si sente escluso, non solo in politica, ma nella società. Nel superamento della logica dei pochi che spartiscono a favore dei molti che condividono.

Il Possibile è passione pura e nitida razionalità, non è né calcolo né interesse. Cura, non difesa. Rispetto, non tutela. Ché il paternalismo ci ha già parecchio rovinati.

Sono domande a cui rispondere con un pensiero antico e nuovissimo insieme, non con le proposte del fu Berlusconi (che poi non fu), né con le ricette di una sinistra nostalgica non si sa bene di che cosa, sempre più chiusa in se stessa, alla ricerca di chissà quale modello, un po’ burocratica e scientificamente incapace di comunicare con il resto del mondo.

Non è peraltro affare dei ceti politici, ma possibilità per i cittadini e per le cittadine, soprattutto.

Per me è così.

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